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Il paesino che ospita 100 bambini ucraini e dopo un anno ha ricevuto solo 3 mesi di fondi dal governo

A Rota d’Imagna, in provincia di Bergamo, sono ospitati un centinaio di bambini in fuga dalla guerra in Ucraina. Ma dopo un anno hanno ricevuto soltanto tre mesi di fondi per l’accoglienza.
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Rota d'Imagna è un paesino di neanche mille abitanti, in provincia di Bergamo. Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, il sindaco e gli abitanti si sono subito dichiarati disponibili a ospitare i bambini profughi dall'Ucraina. Ma dopo oltre un anno dall'inizio dell'accoglienza hanno ricevuto dal governo soltanto i primi tre mesi dei fondi per l'accoglienza stanziati. E ora per loro è difficile andare avanti.

I profughi ucraini a Rota d'Imagna

"Eravamo partiti convinti: non si potevano abbandonare quegli orfani e nemmeno andava bene che venissero spezzettati in tanti gruppi qua e là nella provincia. Avevano già tanti traumi da superare". A raccontarlo è Zaccheo, uno dei tanti che da un anno aiuta il Comune a gestire i bambini ucraini ospitati a Rota d'Imagna, in un'intervista al quotidiano locale PrimaBergamo.

"Speriamo che la guerra finisca – continua – e che possano tornare alla loro terra, ma intanto cerchiamo di non fargli mancare niente. Loro sono bravi, sono ragazzini, anche bambini… i bambini sono molto affettuosi, ti chiamano papà o mamma dopo tre volte che ti vedono. Hanno un grande bisogno di affetto".

Mancano i fondi dal governo

Intanto, però, dal governo non arrivano i fondi per l'accoglienza che pure sarebbero stati stanziati. Il progetto di accoglienza era, infatti, stato concordato lo scorso anno con la Prefettura di Bergamo, quando il sindaco Giovanni Locatelli partecipò a un vertice con gli altri amministratori della valle.

Eppure per prendersi cura di questi bambini ci vogliono molte risorse, a partir dagli educatori. Ma non solo: "devi occuparti del loro tempo libero, della scuola, dei servizi sanitari, delle scarpe che non vanno più bene perché i piedi si allungano e dei pantaloni che diventano corti e poi ci sono il parrucchiere, il dentista, le visite mediche…", rigoda Zaccheo. E speriamo che a Roma qualcuno lo ascolti.

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