Il padre gli uccise la mamma e la sorella, Nicolò Maja: “Più tranquillo ora che è stato confermato l’ergastolo”
Sono passati poco più di due anni da quella terribile notte del 5 maggio 2022, quando a Samarate, cittadina in provincia di Varese, l'architetto Alessandro Maja cercò di sterminare la sua famiglia. Riuscendoci quasi del tutto. In quella villetta a due piani, con il giardino curato, la piscina e le sdraio, persero la vita Stefania Pivetta, 56 anni, e Giulia Maja, appena sedicenne. Massacrato con una mazza ma sopravvissuto, il figlio maggiore, allora 23enne, Nicolò Maja.
Venticinque mesi di dolore ma anche di lenta ripresa per Nicolò, affidato alle cure attente dei nonni materni e sottoposto a costanti interventi chirurgici per superare, almeno fisicamente, l'orrore commesso dal padre. Quest'ultimo, dopo il ricorso dei suoi legali in Cassazione, si è visto confermato, e quindi definitivo, l'ergastolo anche dalla suprema corte.
Una notizia che Nicolò commenta così a Fanpage.it: "Quando ho sentito l’avvocato ieri sera che mi ha confermato il verdetto mi sono sentito più tranquillo". Lo stesso sollievo l'aveva provato a febbraio, quando la Corte d'Assise d'Appello aveva emesso la stessa sentenza. "Sono sollevato – ci aveva detto -, temevo uno sconto di pena". In quel frangente Nicolò si trovava in ospedale in attesa di essere operato, oggi fortunatamente sta meglio e ha potuto riprendere in mano un grande sogno, quello di diventare pilota.
Nei pensieri e nel cuore del 25enne ci sono sempre la mamma Stefania e la sorella Giulia, che oggi avrebbe 18 anni: "Ogni sera parlo con loro. Sono loro ad avermi salvato – aveva detto a Fanpage.it -. Erano davvero speciali e mi mancano ogni giorno di più".