Il padre di Ilaria Salis, da 11 mesi in un carcere ungherese in condizioni degradanti: “Sono speranzoso”
"Inizia a vedersi un po' di luce in fondo al tunnel": a dirlo è Roberto Salis, il padre di Ilaria che da undici mesi si trova in un carcere ungherese in condizioni degradanti. La donna aveva partecipato a una manifestazione contro un raduno europeo di neonazisti che si è svolto a febbraio a Budapest.
La donna "ha subito nelle prime settimane un trattamento assimilabile alla tortura". Le autorità ungheresi l'accusa di aver aggredito degli estremisti di destra. Rischia fino a 24 anni di carcere. Il processo è previsto il 29 gennaio.
L'incontro tra Tajani e il ministro degli Esteri ungherese
Nel frattempo il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha incontrato a Bruxelles Péter Szijjártó, il suo omologo. L'esponente italiano ha avanzato alcune richieste relative alle condizioni in cui versa la 39enne. Sulla base di quanto riportato dal quotidiano Il Corriere della Sera, si starebbe infatti trattando per fare avere alla maestra elementare gli arresti domiciliari.
Tajani ha spiegato di aver chiesto "un impegno attento" sulla situazione di Salis al fine di poter garantire i diritti "che hanno i nostri detenuti". Ha quindi precisato che ci sia "un trattamento rispettoso delle regole e della dignità della persona". Ha quindi richiesto di valutare "eventuali soluzioni alternative alla detenzione".
Le parole del padre della donna
Alla luce di queste dichiarazioni, il padre della donna si è detto speranzoso così come lo è anche la figlia: "Ho sentito Ilaria questa mattina (ieri ndr): è molto speranzosa che finalmente tutta questa attività di sensibilizzazione sul suo caso abbia qualche effetto".