“Il nuovo bando per la gestione del Cpr di Milano attirerà ancora più sciacalli”: la denuncia del Naga
Le elezioni europee dell'8 e 9 giugno 2024 sono vicine. E, come a ogni tornata, la campagna elettorale si accende su temi come: tasse, lavoro e ovviamente la gestione dei migranti. La battaglia si sta giocando anche sulla apertura o meno di centri di permanenza per il rimpatrio in tutta Italia.
A Milano c'è l'ormai noto Cpr di Via Corelli che è balzato agli onori della cronaca dopo l'inchiesta della Procura di Milano che ha messo in fila quanto denunciato da tempo dalle associazioni: condizioni igienico sanitarie inesistenti, cibo scadente, assistenza sanitaria e psichiatrica carente. L'Ente Gestore avrebbe, stando anche all'avviso di chiusura indagine, presentato documenti in cui attestava di fornire servizi che, in realtà, non sarebbero mai stati erogati o erano inadeguati. Per questo motivo il Centro è stato sottoposto ad amministrazione giudiziaria.
In attesa che venga formulata la richiesta di rinvio a giudizio, la battaglia politica si gioca sulla chiusura o sul mantenimento del Cpr milanese. Diverse settimane fa Riccardo De Corato, deputato in forza a Fratelli d'Italia, ha annunciato che il centro verrà chiuso per ristrutturazione. In realtà i lavori starebbero avvenendo senza alcuna chiusura.
Inoltre è stato pubblicato un bando sul sito della Prefettura per la gestione del centro: le cifre di offerta sono molte più alte e i posti, almeno per il momento, ridotti: "I budget sono stati più che raddoppiati e i posti sono stati dimezzati. Il bando precedente prevedeva, infatti, poco più di 40 euro per trattenuto. Adesso sono più di 80. Il numero di trattenuti invece è molto basso: hanno quindi quadruplicato l'esborso totale. A breve sapremo chi saranno i candidati: ci aspettiamo che questi sciacalli combatteranno fino all'ultimo sangue", ha affermato a Fanpage.it la volontaria dell'associazione Naga, Nadia Bovino.
Nel frattempo il sottosegretario al ministero dell'Interno della Lega Nicola Molteni ha annunciato che sarà aperto un secondo Cpr nel capoluogo lombardo. Affermazione che ha poi trovato forza nelle parole del ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini, il quale – commentando la notizia dell'accoltellamento del poliziotto Christian Di Martino – ha sottolineato come l'episodio attesti l'importanza dei Cpr considerato che l'aggressore era destinatario di un decreto di espulsione.
Ne è nata poi una polemica anche con il sindaco di Milano che ha lamentato come sia lo Stato a non fare le espulsioni: "La settimana scorsa, dopo l'accoltellamento al poliziotto, Beppe Sala ha sostanzialmente affermato che lo Stato non ha fatto il suo dovere. Ne è nato un battibecco tra Stato e Comune che poi è finito a tarallucci e vino. Il sindaco però non si è mai detto contrario a una seconda apertura. E in generale non ha mai espresso una parola contraria al Centro".
In realtà, come dimostrato proprio dalla violenza perpetrata ai danni del 35enne, le condizioni in cui versano i Cpr confermano come possano ledere considerevolmente alla psicologia di chi viene trattenuto. Inoltre, come nel caso dell'aggressore del poliziotto, di rado le persone vengono effettivamente espulse. Il rischio è quindi quello di lasciare in strada persone, come spiegato a Fanpage.it dal professore Maurizio Ambrosini, la cui psiche è stata notevolmente compromessa dal periodo nei Cpr dove vi è un abuso di psicofarmaci e condizioni al limite dell'umano.
"Prolungare il trattenimento, drogare le persone, minare la loro salute psichiatriche e per poi ributtarle in strade più arrabbiate e malate, magari in preda all'astinenza data da un'assunzione di psicofarmaci prolungata, non giova a nessuno, poliziotto o compagno di cella che sia", ha proseguito Bovino.
Basti pensare che, solo negli ultimi giorni, proprio nel Centro di via Corelli tre persone hanno cercato di impiccarsi, una avrebbe ingerito le pile di un telecomando e un altro si sarebbe procurato un taglio alla gola per poi strapparsi i punti di sutura e rifiutare le cure sanitarie.
E ora è esplosa una nuova protesta con vetri rotti, pezzi di intonaco staccato e letti di ferro spaccati. Le Forze dell'ordine starebbero entrando, come spiegato dalla Rete Mai più Lager – No ai Cpr, all'interno del centro in tenuta antisommossa.
Quanto sta avvenendo in questi giorni, in vista delle elezioni di giugno 2024, è la dimostrazione di come la destra cerchi di racimolare voti sulle spalle di persone in condizioni precarie. Ma soprattutto venda all'opinione pubblica soluzioni che, oltre a essere contrarie al rispetto dei diritti umani, alla fine non sono neanche reali e realizzabili: dicono di volere rinchiudere più persone nei Cpr, per garantire maggiore sicurezza nella città, ma intanto riducono i posti a disposizione. Fortunatamente.