Il nipote di Alessia Pifferi accusa la zia: “È una bugiarda, ricorda solo quello che vuole”
"È una bugiarda che secondo me farebbe più bella figura a non fingere". A parlare è Cristian, il nipote di Alessia Pifferi, la 37enne accusata di aver abbandonato a casa da sola la figlia Diana di 18 mesi, morta di stenti dopo una settimana. Il giovane accusa la zia di fingere di non ricordare alcuni elementi per tentare di alleggerire la sua posizione. In Tribunale deve rispondere di omicidio volontario pluriaggravato.
Il nipote di Alessia Pifferi: "Diana aveva sempre fame"
"Diana era una bambina sempre sorridente. Aveva fame, per cercare la pappa ti prendeva il cucchiaio dalle mani. Forse quelli potevano essere i segnali che riceveva poco da mangiare", racconta il nipote ai microfoni della trasmissione Mediaset, Pomeriggio Cinque.
Nell'udienza del 19 settembre, Pifferi si è difesa in Tribunale sostenendo che prima di uscire di casa e lasciare la figlia da sola si sarebbe assicurata di lasciarle un biberon accanto al lettino da campeggio dove dormiva. Prima del tragico epilogo era già successo che la 37enne si assentasse da casa per diverse ore. "Io mi preoccupavo per mia figlia, pensavo che il biberon che le avevo lasciato bastasse", si è giustificata davanti alla Corte d'Assise di Milano.
I "non lo so" della zia insospettiscono il nipote
Secondo la versione del nipote ci sarebbero molte lacune nella ricostruzione della zia: "Mi sembra che sappia ricordare solo quello che vuole. Quando vede lo sguardo del suo avvocato ha un vuoto improvviso e iniziano i non lo so. Ora non sa più a cosa porta il digiuno, però sotto interrogatorio, senza i test psichiatrici e senza l'avvocato lo sapeva".
Durante l'udienza Pifferi ha accusato gli inquirenti di aver pilotato le indagini contro di lei: "Durante il primo l’interrogatorio volevano farmi dire quello che non era vero, mi hanno messo ansia", ha dichiarato la donna. Per il nipote "quello che sta uscendo è che lei non prova amore né sentimenti. Il fatto di non lasciare Diana a mia madre o a mia nonna è stata proprio una questione di possesso".