“Il mio ex non ha detto che era sieropositivo e mi ha contagiata”: Alessia ha contratto l’hiv con l’inganno

Alessia (nome di fantasia) racconta a Fanpage.it la sua storia: l’ex compagno le ha nascosto di essere sieropositivo e ha smesso di prendere i farmaci, così lei ha contratto l’hiv con l’inganno.
A cura di Giorgia Venturini
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Alessia (nome di fantasia) è risultata positiva all'hiv. A contagiarla è stata il suo ex compagno: per tutti gli anni della relazione l'uomo aveva tenuto nascosto alla donna di essere sieropositivo. E non solo: aveva smesso di prendere i farmaci, di prendere quotidianamente le pastiglie che avrebbero permesso di evitare il contagio. Per questo motivo, con l'accusa di lesioni volontarie gravissime l'uomo è stato condannato a diversi anni di reclusione. Alla vittima, in attesa che si procederà per vie civili, è stato riconosciuto un risarcimento. Alessia a Fanpage.it ha raccontato la sua storia.

Come hai saputo quello che stava accedendo? 

L'ho saputo perché una sera l'ho accompagnato al pronto soccorso e lì ho letto la sua cartella medica. Ho letto che lui stesso dichiarava di essere sieropositivo e di avere l'epatite C. Mi sono subito spaventata.

Gli ho chiesto come mai avesse dichiarato questo. Mi ha risposto che non lo sapeva, che anche lui era appena venuto a conoscenza della malattia. Non era vero. Poi un'infermiera mi ha vista piangere e mi ha chiesto se andava tutto bene: quando le ho spiegato quello che avevo letto, mi ha portato subito da una dottoressa.

Ho fatto il primo prelievo, poi sono stata contattata da un ospedale che mi chiedeva di farne un secondo e quindi è arrivato l'esito. Mi sono trovata in un mondo che non volevo.

Non mi sarei immaginato una cosa del genere. Fare del male a un'altra persona è disumano: io non avrò mai un perché. Ho anche smesso di cercarlo e ho smesso di parlarne. Tutti i giorni è una guerra. Fortunatamente però di salute sto bene.

Dopo che hai saputo del contagio sei andata a denunciarlo subito?

Sì, sono andata subito dall'avvocato e poi mi sono presentata subito in questura.

Chi ti ha aiutato di più soprattutto i primi giorni?

Le mie amiche e i medici. Soprattutto un'infermiera, quando mi vede ha sempre una buona parola per me. Sono stati tutti carini con me. Mi chiedono se sto bene e quando mi vedono mi danno un abbraccio.

Ti sembra invece che quando lo dici ad altre persone, queste si comportano in modo diverso con te?

Sì, mi sono anche sentita dire che sarebbe stato meglio non dirglielo. Invece io penso che siano stati fortunati a trovare una persona come me che gliel'abbiano detto. Però sentirselo dire è umiliante.

Alessia tu stai bene?

Sì. Ogni sei faccio gli esami, prendo i farmaci. D'inverno magari sto più attenta a coprirmi bene, per evitare di prendere tosse o raffreddori, mentre d'estate non prendo tanto sole. Inoltre trovare lavoro non è facile.

Che difficoltà trovi?

Per legge non sono obbligata a dirlo e non lo voglio dire perché temo che nessuno mi assumerebbe. E io ho bisogno di lavorare. Non sempre però riesco a reggere tutte le ore che mi chiedono di fare.

Adesso è arrivata anche una sentenza di secondo grado che confermato quella di primo grado per il tuo ex compagno. Queste sentenze ti danno un po' di sollievo?

Mi danno giustizia, anche se la salute non me la darà più nessuno. Per fortuna quell'uomo è andato in ospedale, se no non me lo avrebbe detto e non avrei potuto avere l'opportunità di rivolgermi ai medici. Ma ho scoperto tutto casualmente, non me lo ha detto lui.

Ti ha mai chiesto scusa?

Sì. Ma sapeva che se avesse smesso di prendere le medicine mi avrebbe contagiata. Quindi non posso accettare le sue scuse.

Secondo te, perché la gente non è ancora in grado di capire l'hiv?

Sì, c'è chi è convinto che l'avere l'hiv sia come avere l'Aids, ma non è così. Non mi piace la gente che mi compatisce, ma non sarebbe male sentirmi dire un ‘forza' ogni tanto. Avere una mano sulla spalla.

Cosa diresti alla società? 

Innanzitutto che l'hiv non è trasmissibile guardandosi negli occhi e neanche toccandosi o baciandosi, ci deve essere proprio un rapporto intimo. Proporrei alla gente di avere anche un attimo di coscienza e non di mettere mai in pericolo altre persone.

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