“Il mio capo ci ha provato con me”: manager molestata e derisa in ufficio di Milano perché donna
Mobbing, molestie e umiliazioni pubbliche: è quanto subisce da diverso tempo una manager di una azienda di Milano che ha raccontato alcuni episodi a Fanpage.it. Originaria della Puglia, è arrivata nel capoluogo meneghino per esigenze familiari: "Mi sono trasferita con il mio compagno e mio figlio. Ho iniziato a cercare lavoro già quando ero nella mia città d'origine. Ho ricevuto alcune telefonate, tra le quali quella di questa azienda. Durante il colloquio mi hanno chiesto se fossi sposata e se avessi figli. Solo in un secondo momento, ho scoperto che non è legale domandarlo".
La donna ha iniziato a lavorare con loro nella primavera del 2023. Fin da subito si è scontrata con un ambiente maschilista: "Sono l'unica manager donna. Sono anche la più giovane. Quando ho proposto qualcosa o sottoposto una ricerca di mercato, il mio lavoro è stato sminuito. Durante le presentazioni, sono stata interrotta o derisa. Mi è stato detto dal mio titolare che ero la persona che gli costa di più. I manager uomini hanno una retribuzione annua lorda superiore alla mia. La mia è solo maggiore rispetto a quella delle altre donne che occupano ruoli inferiori: questo aspetto mi è stato spesso rinfacciato dal mio datore di lavoro".
La dipendente ha inoltre assistito a discorsi misogini che avevano per oggetto il vestiario e l'aspetto fisico di altre persone: "Ne sono stata vittima anche io. Un dipendente del settore commerciale, sotto l'ala protettrice del titolare, durante una pausa caffè mi ha rivolto alcune domande sulla mia vita privata. Gli ho raccontato di avere un figlio piccolo. Mi ha risposto: ‘Non si direbbe che hai avuto una gravidanza a giudicare dal c***".
"Un giorno, mentre rientravo dal bagno, l'ho trovato dietro di me. Ha iniziato ad accarezzarmi il collo e la spalla. Mi ha fatto alcuni apprezzamenti sul mio outfit o sulla mia fronte. Un giorno mi è stato detto: ‘Oggi sei felice' ed è stato aggiunto che lo fossi perché la sera prima avevo avuto un rapporto sessuale. Era un ambiente malsano".
Ha anche dovuto far fronte ad alcune voci di corridoio diffuse sul suo conto: "Mi hanno detto che girava una diceria secondo la quale ero stata assunta perché il titolare pensava di poter ricavare qualcosa, alludendo a rapporti sessuali".
La situazione è poi peggiorata quando ha chiesto di poter ridurre la pausa pranzo: "Il tragitto da casa a lavoro è di circa due ore-due ore e mezza. Avendone altrettante di pausa pranzo, ho chiesto di poterla ridurre. Per legge, sulla base del mio contratto collettivo nazionale, avrei potuta farlo fino a dieci minuti in base alle ore che svolgevo. In questo modo sarei potuta uscire prima. Questa richiesta è stata negata senza alcun motivo".
"In più di un'occasione, il mio titolare è entrato nell'ufficio che condivido con altre persone per mostrare a tutti alcune fotografie. Queste immagini non sono mai state fatte vedere a me. Dopo che le guardavano, i miei colleghi si giravano verso di me e sghignazzavano. Non so se fossero foto mie. Non so cosa facesse vedere".
Ha poi affermato che il titolare ci ha provato con lei: "Mi ha chiamata nella sua stanza. Mi ha chiesto se fosse tutto ok, se fossi stanca. Una domanda che mi è stata posta quando stavo concludendo il trasloco dalla Puglia alla Lombardia con un bimbo di due anni. In confidenza gli ho detto di sì. Lui mi ha accarezzato la mano e mi ha detto che il mio compagno avrebbe dovuto starmi vicino e che lui era lì per me qualora avessi avuto voglia di parlare. Mi ha detto: ‘Sai che puoi trovarmi sempre disponibile'. Ho ritirato la mano e sono uscita".
La manager sta cercando un altro lavoro: "Non riesco più a essere serena. Ho raccontato tutto al mio compagno. Inizialmente pensavo che le cose sarebbero andate meglio. Non è stato così. Ho saputo, per vie traverse, che altre donne – che sono andate via – sono state oggetto di questi commenti e molestie".