“Il Ministero dell’Istruzione sacrifica il merito in nome della continuità”: la denuncia di un’insegnante precaria
L'anno scolastico 2024-2025 è iniziato ormai da un paio di settimane, ma il concorso ordinario 2023 che avrebbe dovuto portare all'assunzione di oltre 20mila docenti per le scuole di primo e secondo grado non si è ancora concluso. Le prove scritte si sono tenute nel marzo del 2024 e tra la primavera e l'estate si sono svolte le prove pratiche e quelle orali. Per diverse classi di concorso, però, la conclusione delle prove e la successiva pubblicazione della graduatoria è andata ben oltre il primo giorno di lezione. Così, i vari istituti sono dovuti correre ai ripari con le supplenze ‘fino ad avente diritto' (cioè fino a quando non subentra il vincitore di concorso). Tuttavia, come stabilito dal decreto-legge n.71 del 31 maggio 2024, se i docenti reclutati in questo modo dovessero risultare loro stessi vincitori di concorso, sono confermati su quella cattedra. "Non è giusto", protesta un'insegnante precaria intervistata da Fanpage.it, "facendo così viene meno il principio di ‘merito' su cui si basano tutti i concorsi pubblici".
Il problema del ‘fino ad avente diritto'
Per il momento, il problema riguarda solo i docenti precari inseriti nelle classi di concorso della Lombardia per cui la pubblicazione della graduatoria è andata oltre l'inizio dell'anno scolastico, ma potrebbe creare un precedente. Per sopperire alla mancanza provvisoria di un insegnante, i vari istituti scolastici hanno provveduto a chiamare supplenti pescando dalle altre graduatorie. "Probabilmente hanno attinto da quelle d'istituto", ci spiega la docente, "dato che è previsto per le supplenze a breve termine e i posti offerti erano ‘fino ad avente diritto'". Si tratta, dunque, di cattedre che dovrebbero essere abbandonate non appena subentra un vincitore di concorso che ha scelto quella sede scolastica dove lavorare.
Tuttavia, il decreto-legge del 31 maggio 2024, convertito dalla legge del 29 luglio 2024, stabilisce che i docenti che hanno già un contratto a tempo determinato nella regione e nella classe di concorso per la quale sono risultati vincitori "sono confermati su tale posto" a prescindere dal piazzamento in graduatoria. Una cattiva interpretazione della norma, che evidenzia una decisione presa in nome della continuità scolastica, ma che crea non pochi disagi agli altri colleghi. Infatti, se, per esempio, l'insegnante che ha ottenuto il punteggio più alto nel concorso vuole scegliere (come suo diritto) una determinata sede, non può farlo se quel posto era già coperto da un supplente ‘fino ad avente diritto' che ha vinto il concorso ma con punteggio più basso.
"Non possono rimandare le assunzioni, altrimenti perderebbero i fondi del Pnrr"
"Con questo metodo le cattedre disponibili si riducono di molto", commenta la docente precaria, "e, quindi, magari una persona che ha ottenuto un punteggio altissimo si ritrova costretta a dover andare a lavorare dall'altra parte della provincia perché i posti che aveva segnato tra le preferenze sono già occupati". La questione diventa ancora più grave se si pensa che quando un insegnante firma un contratto di ruolo accetta anche un vincolo triennale con la sede scelta, arrivando in alcuni casi a doversi trasferire o lasciare la famiglia.
Normalmente, l'assegnazione delle cattedre avviene in due fasi. A seconda della graduatoria di merito stilata al termine del concorso, ciascuno sceglie la provincia in cui vuole lavorare e, in secondo momento, le varie scuole con ordine di preferenza. "Ci siamo accorti del problema quando chi aveva già una cattedra ‘fino ad avente diritto' non ha ricevuto l'email per scegliere la provincia, perché si è scoperto che rimarrà là", racconta l'insegnante: "Avrebbe avuto più senso fare entrare di ruolo i nuovi docenti direttamente il prossimo anno scolastico, ma il Ministero non può rinviare le assunzioni altrimenti perderebbe i fondi del Pnrr con cui ha finanziato il concorso".
L'insegnante precaria: "Ci hanno cambiato le carte in tavola, ci hanno presi in giro"
La vittoria di un concorso e l'inserimento in graduatoria di merito non bastano per ottenere una cattedra. Il docente, infatti, deve anche sostenere un corso abilitante che prevede l'obbligo di frequenza a lezioni in università e un tirocinio in una scuola di 180 ore da terminare entro il 30 novembre. Il tirocinio d'estate non si può fare, dato che le lezioni sono sospese, e in molti casi risulta impossibile far coincidere l'abilitazione, che comunque costa 2.500 euro, con un altro lavoro.
"Io personalmente ho ricevuto convocazioni per le cattedre ‘fino ad avente diritto', ma non ho accettato perché dovevo fare il percorso abilitante che comporta tirocinio la mattina e lezioni nel pomeriggio", racconta la docente precaria: "Non è compatibile con il lavoro, ma avrei accettato lo stesso se avessi saputo prima che sarei rimasta in quel posto dopo il concorso".
Il sentimento comune tra gli insegnanti è quello della delusione: "Ci hanno presi in giro, non possono cambiare le carte in tavola mentre si stanno sostenendo le prove. A ogni governo cambia metodo di reclutamento e ogni volta bisogna cominciare daccapo per sperare di rientrare tra le prime posizioni della graduatoria. Siamo veramente stanchi". Il prossimo 27 settembre in numerose città, compresa Milano, si terrà una manifestazione davanti agli uffici scolastici della Regione per chiedere una maggiore chiarezza e soluzioni.