Il marito di Gianna del Gaudio, assolto dall’accusa di averla uccisa: “Mi dicono che farò la stessa fine”
"Nonostante sappiano che sono stato giudicato due volte non colpevole, per loro io resto sempre l'assassino": a dirlo ai microfoni di Fanpage.it è Antonio Tizzani, assolto sia in primo che in secondo grado, dalle accuse di maltrattamenti in famiglia e omicidio della moglie Gianna del Gaudio morta nell'agosto 2016 nella loro casa di Seriate (Bergamo).
"Era agosto 2016, era Sant'Alessandro. Ho una nuora che si chiama Alessandra. Quella sera – racconta ancora Tizzani – siamo stati fino a mezzanotte circa a festeggiare nel giardino di casa mia. Poi sono andato ad annaffiare le piante e mia moglie è rimasta in cucina a lavare i piatti. Al rientro ho trovato un tizio in sala, accovacciato a terra che guardava nella borsa di mia moglie".
"Gianna non mi ha risposto e nel frattempo quello è scappato. Ho visto mia moglie a terra in una pozza di sangue. Mi sono bloccato. Poi dopo ho detto “che hai fatto?” “che hai combinato?": è bastata una manciata di minuti per stravolgere e cambiare per sempre la vita di Tizzani.
L'uomo ha chiesto immediatamente aiuto: "Mi hanno mandato in caserma dai carabinieri a Bergamo e da lì sono iniziate le accuse verso di me. Mi hanno detto: “Si deve trovare un avvocato subito” e così ho chiamato l'avvocato Giovanna Agnelli".
Le indagini
"Ci sono state tantissime perquisizioni nella casa sotto sequestro, moltissimi accertamenti tecnici e intercettazioni. Le indagini – ha spiegato l'avvocata a Fanpage.it – hanno avuto un'impostazione appunto accusatoria: fin dall'inizio sono state sempre a senso unico contro Tizzani. Non mi spiego perché le indagini non siano state svolte a 360 gradi".
"Nessuno ha sentito una lite tra i due. Non è emerso nemmeno un motivo che nel giro di pochi minuti possa aver adirato Tizzani al punto tale da uccidere la moglie in quel modo". L'avvocata precisa a Fanpage.it che la "registrazione della chiamata ai soccorsi da parte di Tizzani, che è stata sentita, conferisce inequivocabilmente la figura di un uomo disperato per la morte della moglie".
Nei mesi successivi l'omicidio, Tizzani viene accusato di maltrattamenti in famiglia: "Sui giornali continuavano a circolare queste notizie che Tizzani fosse un uomo violento, insomma, che da una vita maltrattasse la moglie".
"Erano stati sentiti gli insegnanti perché Gianna del Gaudio era una professoressa. I colleghi l'hanno vista per tutti i giorni, per 10-15 anni, e tutti hanno detto che era una persona serena, solare e che con il marito andava bene. Non è mai arrivata a scuola con segni che potessero fare pensare a una situazione di un certo tipo a casa. E questo lo hanno confermato anche gli amici della coppia che ho portato al processo".
Gli errori dei Ris
Nelle indagini sono stati registrati, così come spiegato nelle sentenze di primo e secondo grado, ben due errori commessi dai Ris (Reparto investigazioni scientifiche) di Parma: "Hanno effettuato questo prelievo, non solo senza la nostra presenza perché non ci hanno avvisato, ma dopo aver aperto il tampone salivare di Tizzani per fare il confronto".
Il tampone salivare "è quella traccia che contiene il massimo di Dna di una persona. Le linee guida, che dovevano essere rispettate dal Ris, prevedono proprio che l'apertura del tampone salivare debba essere fatta alla fine di tutte le operazioni. Non si può ritornare sul reperto perché c'è un rischio di contaminazione".
In questi anni era poi emerso un dettaglio che sembrava collegare il caso di Gianna Del Gaudio con quello di Daniela Roveri: "È stata fatta una comparazione tra il Dna ed era stato isolato sui guanti il profilo Ignoto Uno. Questo è invece un Dna rinvenuto in due punti sul corpo di un'altra vittima, una donna uccisa più o meno nello stesso modo di Del Gaudio".
L'assoluzione di Tizzani
Tizzani è stato dichiarato innocente. In questi anni gli unici a stargli accanto sono stati i figli e la sua avvocata. Nonostante l'assoluzione, alcuni concittadini continuano a guardarlo con disprezzo: "Alcuni dicono “sei un assassino”, “se ti vediamo in mezza alla strada farai la stessa fine”. Il tono è quello. E io aspetto, almeno faccio la stessa fine di mia moglie e ci ricongiungiamo".
Durante l'intervista con Fanpage.it, l'uomo ha ricordato il momento in cui ha conosciuto la moglie: "Ci siamo conosciuti ad agosto 1969. Ci siamo sposati nel 1979. È nato un figlio subito nel 1980, poi l'altro nel 1983". E ancora: "Quando sto da solo a casa e cucino, mi metto a tavola, mangio e dico ancora “buon appetito” a mia moglie".
Tizzani afferma di non essere felice nonostante l'assoluzione: "Non me la sento proprio di essere felice. Io penso sempre a lei, ogni giorno, ogni momento, ogni notte. La felicità dov’è? La felicità è quando torno indietro col tempo e quando mi ricordo il 1969 quando ci siamo conosciuti".