Il Leoncavallo di Milano cambia sede, da via Watteau a via San Dionigi: l’ipotesi del trasferimento

Il Leoncavallo potrebbe presto cambiare sede. Lo storico centro sociale milanese che da oltre trent'anni occupa l'ex-stamperia di via Watteau, in zona Greco, in circa 20 anni ha visto il rinvio di circa 130 sgomberi. Ora, però, dopo che il Tribunale di Milano ha condannato il Ministero dell'Interno a risarcire per 3 milioni di euro l'azienda proprietaria dell'immobile, il trasferimento sembra inevitabile. Oggi, martedì 18 marzo, è arrivata la prima manifestazione d'interesse.
Lo scorso lunedì 20 gennaio a Palazzo Diotti si era tenuta una riunione presieduta dal prefetto Claudio Sgaraglia alla quale ha partecipato anche l'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi. L'obiettivo era individuare un'area di proprietà del Comune da poter proporre ai gestori del Leoncavallo e, in quella sede, l'ipotesi che era stata avanzata era stata quella di spostare il centro sociale in un capannone di via San Dionigi, di proprietà comunale e da riqualificare. In merito a tale ipotesi, il Leoncavallo, tramite l'Associazione Mamme antifasciste, ha presentato oggi una manifestazione di interesse preliminare con richiesta di sopralluogo al Comune di Milano per la concessione d'uso dell'immobile di sua proprietà, situato proprio in via San Dionigi.
"Il Comune accoglie con favore questa disponibilità nella speranza che si possa giungere in tempi rapidi ad una manifestazione di interesse definitiva", si legge nella nota diffusa da Palazzo Marino. "Come più volte ribadito, infatti, è intenzione dell'amministrazione trovare una soluzione pragmatica che, nel rispetto delle norme, salvaguardi l'esperienza, la storia e l'evoluzione che il centro sociale Leoncavallo ha vissuto negli ultimi anni". Secondo quanto previsto dalla legge, una volta ricevuta la proposta definitiva, il Comune potrebbe avviare un procedimento a evidenza pubblica per l'assegnazione dell'immobile. E questo potrebbe essere il primo passo perché lo storico centro sociale cittadino possa avere una nuova sede e possa essere legalizzata la sua esperienza, visto che rimane, a oggi, a rischio sgombero.
"Speriamo che sia la volta buona". È quello che si augura Marina Boer, presidente dell'Associazione mamme antifasciste del centro sociale Leoncavallo che ha presentato la manifestazione di interesse. "Questo passo è stato importante, per dare un segnale anche della nostra disponibilità a risolvere questa situazione – ha detto a margine della commemorazione di Fausto e Iaio i giovani militanti del centro sociale uccisi nel 1978. "Ci sono dei problemi oggettivi su queste aree ma speriamo di riuscire ad avere una trattativa costruttiva e speriamo anche che fra il Comune e la prefettura si riesca a risolvere questa situazione. Noi ripetiamo da anni che sempre più in una città come Milano che fa delle scelte di un certo tipo il riconoscere l'importanza di un posto come il Leoncavallo che ha avuto una funzione culturale e politica, è importante".
Domani ci sarà comunque il presidio anti sfratto fuori da via Watteau "perché ci sarà per l'ennesima volta l'ufficiale giudiziario". "Ma ribadiamo oggi l'importanza di quello che è stato costruito in 50 anni di storia nel rapporto con la città", ha concluso Boer. "Non abbiamo mai avuto un atteggiamento di chiusura, il nostro essere nella città è sempre stata una proposta di progettualità per costruire una città diversa".
Le proteste dal centrodestra
Dopo la notizia della manifestazione di interesse da parte del centro sociale Leoncavallo per l'immobile di proprietà del Comune il centrodestra ha attaccato il Comune di Milano. "La sua ‘esperienza' è di prepotenza, occupazioni abusive e illegalità", hanno spiegato Alessandro Verri e Paolo Guido Bassi, rispettivamente presidenti dei gruppi Lega in Comune e in Municipio 4 a Milano. "L'unica ‘evoluzione' che vorremmo vedere, è uno sgombero con conseguente ripristino della legalità". Il Leoncavallo "se proprio vuole riapra pagandosi uno spazio come fanno centinaia di realtà aggregative nella nostra città, senza scorciatoie o, peggio, corsie preferenziali da parte del Comune".
Dello stesso avviso l'eurodeputata del partito e consigliera comunale Silvia Sardone secondo cui la possibile regolarizzazione del centro sociale sarebbe uno "schiaffo ai milanesi onesti". Per il consigliere comunale di Forza Italia Alessandro De Chirico "purtroppo non è il primo caso in cui l'amministrazione comunale strizza l'occhio a realtà antagoniste che negli anni hanno occupato spazi pubblici e privati e, invece di prenderne le distanze, la voce univoca del PD è stata quella di voler tutelare chi si muove rigorosamente nell'illegalità".
"Ci opporremo con Fratelli d'Italia come abbiamo fatto in passato a qualsiasi forma di interlocuzione volta a suggellare scambi in funzione di una collaborazione di qualche tipo", ha spiegato il capogruppo di Fratelli d'Italia Riccardo Truppo. "Le aree peraltro individuate da questa interlocuzione non farebbero altro che favorire il caos e l'impossibilità di gestire il territorio a danno dei cittadini".