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Il killer di Anselmo Campa ha dormito con la figlia della vittima dopo l’omicidio

Dopo l’omicidio l’indagato era andato a prendere la figlia della vittima e aveva dormito con lei e con sua sorella, per stare vicino a loro. Nessuno fino al momento dell’arresto aveva mai dubitato di lui.
A cura di Giorgia Venturini
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Si cerca di ricostruire le ore trascorse dall'omicidio dell'imprenditore Anselmo Campa all'arresto di Hamedi El Makkauoi, l'ex fidanzato della figlia maggiore della vittima. Durante l'interrogatorio di convalida del fermo di ieri martedì 26 aprile il 22enne ha confessato anche davanti al giudice per le indagini preliminari, così come aveva fatto nelle ore successive all'arresto con i carabinieri e il pubblico ministero. L'indagato ha raccontato che quando la ex fidanzata lo ha chiamato per comunicarli la morte di Campa lui era disperato. Al tal punto che era andato lui stesso a prendere la ragazza all'aeroporto a Milano dopo un volo partito per l'Egitto dove lavorava in un villaggio turistico. Aveva dormito con lei e la sorella minore, come confermato a Fanpage.it dal legale che difende la famiglia, l'avvocato Ennio Buffoli. Per non lasciarle sole. Nessuno fino al momento dell'arresto aveva mai dubitato di lui: "Ci metto la mano sul fuoco, Hamedi quella sera era al lavoro", aveva spiegato ai carabinieri la figlia maggiore di Campa. E invece a uccidere l'imprenditore a colpi di martello era stato proprio il 22enne. Le figlie ore non vogliono rilasciare dichiarazione, "sono distrutte", spiegano il legale.

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Campa avrebbe incassato i soldi della cessione delle suo quote dell'azienda

A seguire gli affari da due anni di Campa era l'avvocato Giorgio Tramacere. Da quando aveva deciso di concludere la cessione delle quote della sua azienda e avrebbe incassato i soldi. "Avrebbe dovuto solo godersi la vita con i soldi ottenuti", spiega il legale. Invece anche davanti al suo avvocato l'imprenditore era preoccupato: "Due giorni prima di morire mi aveva chiesto se era tutto a posto per le sue figlie". Pensava continuamente al loro futuro. Qualche ora dopo invece è stato assassinato: "Ci vedevamo ogni quindici giorni. Quando ho saputo la notizia non ci volevo credere", si legge sul Corriere.

La dinamica dell'omicidio

L'indagato è andato dalla vittima per reclamare i soldi della Renault Clio che Campa aveva venduto. L'auto, intestata all'azienda dell'uomo, era stata regalata alla figlia 5 anni prima, ma che spesso utilizzava anche lo stesso Makkaoui tanto che, quando la storia d'amore fra i due è terminata, l'auto era rimasta al giovane. L'indagato per l'auto avrebbe versato dei soldi alla vittima. Soldi che ora richiedeva indietro e che secondo l'imprenditore non spettavano al ragazzo. Tra i due è iniziata una violenta lite finita in tragedia: il giovane ha afferrato un martello presente su un mobile all'ingresso e ha colpito più volte Campa alla testa. Ora l'indagato, difeso dall'avvocato Fabio Marongiu, è accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Oggi 27 aprile il giudice per le indagini preliminari ha scelto la convalida del fermo.

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