Il grande merito di Nameless: aver posizionato sulla cartina geografica mondiale la Brianza lecchese
Quattro giornate (più una riservata ai soli residenti) di musica internazionale per un totale di centomila persone, otto milioni di euro di indotto e una certezza: aver posizionato sulla cartina geografica mondiale la Brianza lecchese. È questo il grande merito del Nameless Festival, la kermesse musicale pensata e organizzata da Alberto Fumagalli e Giammarco Ibatici (booking manager), e artisticamente diretta da Federico Cirillo, direttore di Island Records.
In 100.000 per Nameless, un successo firmato Fumagalli-Cirillo-Ibatici
Un successo non pronosticato e inizialmente impensabile a tre anni dall'ultima edizione che si era tenuta a Barzio. Il cambio location, con lo spostamento ad Annone di Brianza, ha portato grandi benefici non solo ai comuni direttamente coinvolti come Oggiono e Molteno, ma anche al resto della zona. L'indotto è raddoppiato, le presenze sono aumentate. E ora si pensa già al futuro: come rendere ancora migliore un festival che ha attratto così tante persone, così tanti artisti di calibro mondiale (da Afrojack a Tiesto sino a Lil Pump) e italiano (quest'anno presenti Ernia, Noyz Narcos, Guè e, a sorpresa, Lazza e Ghali) e su cui le aspettative per la nuova edizione si sono inevitabilmente già alzate? Fanpage.it ne ha parlato con Alberto Fumagalli e Federico Cirillo.
Vi siete ripresi dalla sbornia di questo successo inatteso?
Fumagalli: Piano piano (ride, ndr), ci stiamo riprendendo. Il successo arrivato è andato oltre ogni aspettativa. Eravamo pronti a portare a casa delle critiche sotto tutti i punti di vista ma invece stiamo parlando di un evento che ha travolto tutti, dalle amministrazioni locali ai vertici provinciali. Da loro ci aspettavamo di raccogliere meno fiducia, in quanto per la zona rappresentava una novità assoluta. Però tutti si sono resi subito conto della portata di Nameless: persino mia madre mi ha detto di aver incontrato conoscenti anziani che ci hanno fatto i complimenti. Abbiamo messo d'accordo tutte le generazioni, ed è bellissimo.
Cirillo: Non è stato un successo “inatteso”, la nostra squadra arriva da una serie di edizioni andate davvero molto bene. L’unica incognita era la nuova location, ma per il resto eravamo piuttosto sicuri che sarebbe andata alla grande. Non abbiamo ancora avuto modo di festeggiare come si deve, ma ci rifaremo presto. Assicurato.
La zona prima vantava solo il torneo mondiale di frisbee, ora è conosciuta in tutto il mondo grazie a Nameless. Si sentono le vertigini per quanto in alto siete arrivati?
Fumagalli: Hai ragione, quella della Brianza lecchese è sempre stata una terra di mezzo tra Monza, già famosa in tutto il mondo, e il lago di Como, che non ha bisogno di presentazioni. Io lo so bene perché sono cresciuto lì. Come so anche che è una zona bellissima, comoda da raggiungere da ogni capoluogo di provincia lombardo e che si sta riscoprendo importante. Negli anni è sempre stata vista come il punto dormitorio per raggiungere altre mete. Ora è lei stessa una meta.
Cirillo: Personalmente, nonostante siamo arrivati piuttosto in alto, non percepisco alcuna vertigine. Credo comunque che ci sia ancora molta strada da fare, quello che abbiamo raggiunto non è un traguardo ma un punto di partenza, in questo momento per noi è importante valutare soprattutto l’impatto che il Festival ha avuto nel territorio. Ora si può dire che Annone di Brianza è conosciuto in tutto il mondo, anche grazie alla quantità di post pubblicati sui social da artisti internazionali e non, che hanno taggato il luogo in cui si trovavano.
Qual è stato il segreto?
Fumagalli: L'identità. Noi non abbiamo un palco scenografico di Tomorrowland o la lineup di Coachella, al contrario abbiamo sempre fatto un evento in provincia che unisce la voglia di fare di piccoli territori e l'amore che si va a fare. Queste due caratteristiche hanno creato il mix unico che ci caratterizza. Qui ognuno si sente parte di qualcosa di speciale.
Qualche spoiler sull'edizione del prossimo anno?
Fumagalli: Stiamo ragionando su diverse cose. In primis vorremmo abbellire gli allestimenti della location e migliorare le funzionalità di set up dell'area. Poi mi sa che modificheremo la posizione dei palchi perché in caso di pioggia dobbiamo avere punti di scolo diversi. Manterremo certamente la distribuzione dei braccialetti per entrare direttamente a casa dei visitatori, considerato che siamo stati i primi al mondo a sperimentarlo.
Cirillo: Non posso assolutamente fare nessuno spoiler per l’edizione 2023, la nostra forza sta proprio nella comunicazione nei social, abbiamo fidelizzato un pubblico che si aspetta annunci da parte nostra in precisi momenti dell’anno, non potremmo mai tradirli.
È stato difficile avere artisti come Tiesto, Afrojack e Lil Pump?
Cirillo: Gestire la mole di artisti non è stato semplice, ma devo ammettere che la difficoltà nel gestirli e assecondare le loro richieste è secondaria alla soddisfazione che si prova una volta che si garantisce un’ospitality al top, ed è bello sentirlo dire proprio dagli artisti stessi.
Come migliorare la line up?
Cirillo: La line up si può sempre migliorare, credo che sia l’aspetto in maggiore e continua evoluzione di tutto il Nameless. L’intenzione è senza dubbio aumentare la presenza di artisti internazionali, continuare a coinvolgere artisti emergenti e mescolare i generi musicali quanto più possibile.
Il sogno?
Cirillo: In realtà ne ho tre: vorrei portare al Nameless Jack Harlow, Gorillaz e Tame Impala.
I sindaci inizialmente erano scettici, poi…
Fumagalli: Sì, diciamo che non si aspettavano una macchina così complessa e si sono interrogati, come è giusto che sia, sulla buona riuscita. Non ci hanno comunque mai fatto mancare il supporto e in poco tempo si sono resi conto del successo che l'edizione stava ottenendo. Abbiamo lavorato con un totale di quattordici sindaci, quindici se contiamo anche quello di Lecco che è stato coinvolto indirettamente. Inutile dire che tutti si sono detti entusiasti dei risultati.