Il generale Garofano spiega perché Impagnatiello non avrebbe usato il topicida per stordire Giulia
L'autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, l'esame tossicologico, i sopralluoghi svolti nell'appartamento della coppia a Senago (Milano), le analisi sui dispositivi tecnologici saranno necessari a ricostruire l'esatta dinamica della vicenda e in particolare capire come e quando Alessandro Impagnatiello abbia ucciso la compagna 29enne.
Stando alle ultime indiscrezioni sembrerebbe che il barman trentenne abbia colpito con 37 coltellate la compagna incinta di sette mesi e lo abbia fatto alle spalle. Le ustioni riportate avrebbero alterato i tessuti tanto da impedire di poter datare la morte. Resta ancora un nodo da sciogliere e cioè se sia stato utilizzato o meno il veleno per topi.
A Fanpage.it il generale in congedo dei carabinieri Luciano Garofano, per anni comandante dei Ris di Parma, ha spiegato che "è difficile che questa sostanza sia stata usata per stordire la vittima" questo perché "se l’intento è quello di stordirla, è molto più semplice utilizzare i tranquillanti come le benzodiazepine. Il topicida non è facilmente miscibile con l’acqua e il sapore è talmente amaro che una persona difficilmente la berrebbe".
I primi esiti dell’autopsia affermerebbero che Impagnatiello avrebbe colpito Giulia Tramontano con 37 coltellate alle spalle e non vi sarebbero lesioni di difesa. Questo è un elemento che potrebbe far riconoscere l’aggravante della crudeltà?
Il numero delle coltellate potrebbe in qualche modo evocare il concetto di crudeltà, ma per far sì che venga riconosciuta come aggravante sono necessari ulteriori elementi. L’aggravante della crudeltà infatti non è necessariamente collegata al numero di colpi inferti.
Al di là del caso di specie, questa aggravante è riconosciuta se le lesioni fisiche o morali inflitte vanno oltre l’intento omicidario e alla volontà di voler eliminare la vittima.
Un numero elevato di coltellate è riscontrato in casi in cui l’assassino non è un professionista. Potrebbe comunque essere strettamente collegato a una volontà della vittima di volersi difendere.
Nell’aggravante della crudeltà, inoltre, non ricade alcuna attività riconducibile all’occultamento di cadavere o all’eliminazione di questo. Queste due azioni, infatti, sono riconosciuti come reati.
Già i sopralluoghi in casa con il luminol avevano permesso di rilevare che Giulia Tramontano fosse stata colpita alle spalle e che le fosse stata tagliata la gola: come è possibile comprendere la dinamica attraverso i rilievi scientifici?
Attraverso lo studio della forma, dimensione e distribuzione delle macchie di sangue si può calcolare l’area di origine. In questo modo è possibile capire in che posizione fosse la vittima quando è stata colpita. Questa analisi non sostituisce quella medico legale. Le macchie di sangue spiegano infatti dove si trovava la vittima al momento del delitto, ma non in che parti del corpo sia stata colpita.
In casa di Giulia Tramontano e Alessandro Impagnatiello è stato trovato veleno per topi. Potrebbe essere stato usato per stordire la vittima?
Stanno emergendo diversi elementi. Per questo motivo, è sempre bene usare massima cautela nel commentare indiscrezioni e ipotesi.
Prima di tutto sarà necessario risalire alla data di acquisto del prodotto. Dopodiché, sulla base degli elementi raccolti, si cercherà di comprendere se le ricerche effettuate su Internet siano legate all’uso del topicida per la frequentazione di animali o meno.
Se l’intento è quello di stordire la vittima, è molto più semplice utilizzare i tranquillanti come le benzodiazepine. Il topicida non è facilmente miscibile con l’acqua e il sapore è talmente amaro che una persona difficilmente la berrebbe.
A mio parere, è difficile che questa sostanza sia stata usata per stordire la vittima.
Secondo lei perché non è stato subito sequestrato il coltello dopo la confessione?
Il sopralluogo effettuato in casa della coppia a Senago è stato eseguito alcuni giorni dopo la confessione di Impagnatiello. È plausibile che gli inquirenti abbiano voluto avere certezza e contezza che fosse lui l’indagato principale sul quale far convergere il maggior numero di dubbi e sospetti.
Se gli accertamenti non vengono fatti nell’immediatezza, ricadono sotto gli accertamenti irripetibili e necessitano di certe formalità e regole.
Sembrerebbe che Impagnatiello abbia provato a bruciare il corpo della compagna per due volte. Come si fa capirlo?
È possibile comprenderlo perché l’uso di sostanze diverse in momenti distinti, possono produrre lesioni con caratteristiche differenti. Queste permettono quindi di poter capire quando siano avvenuti i tentativi. Ovviamente toccherà al medico legale confermare queste ipotesi.
Dai primi accertamenti autoptici, sembrerebbe che le ustioni abbiano alterato i tessuti e che non vi siano macchie ipostatiche. Questo impedirebbe di poter datare la morte. È così?
Ci sono altri fenomeni traspormativi: penso, per esempio, alle osservazioni che riguardano il contenuto gastrico. Ci sono quindi una serie di fenomeni abiotici che hanno lo scopo di dare un ordine temporale al delitto.
È chiaro che se il corpo, a causa delle lesioni, non permette alcun tipo di osservazione è un altro paio di maniche. Purtroppo anche la scienza ha limiti. Ci sono diversi casi in cui il corpo è stato totalmente bruciato tanto da rendere complessa la possibilità di datare la morte.
I rilievi scientifici, l’autopsia e l’analisi dei dispositivi tecnologici sembrerebbero mostrare contraddizioni rispetto al racconto fornito da Impagnatiello durante la confessione e gli interrogatori. Cosa ne pensa?
Ancora una volta impariamo come le confessioni possono essere parziali, totalmente inventate e raramente fedeli alla realtà. L’indagato potrebbe ridimensionare le proprie responsabilità per limitare quella che sarà la condanna. Per questo è importante avere riferimenti obiettivi, come i rilievi scientifici, legali e tecnologici, per poter capire cosa ci sia di vero nella confessione.