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Il furgone a noleggio, lo scooter e i killer pagati 50mila euro: cosa sappiamo sull’omicidio di Vittorio Boiocchi

“Un omicidio con modalità mafiose nel contesto di una guerra delle curve di San Siro”. Così la gip ha descritto l’omicidio di Vittorio Boiocchi, ex capo ultrà dell’Inter ucciso a Milano il 29 ottobre 2022. In questa guerra, un ruolo decisivo lo hanno avuto un furgone, uno scooter e alcuni telefoni criptati.
A cura di Giulia Ghirardi
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"Un omicidio con modalità mafiose nel contesto di una guerra sulla gestione degli affari economici delle curve di San Siro". Così la gip di Milano Daniela Cardamone ha descritto l'omicidio di Vittorio Boiocchi, ex capo ultrà dell’Inter, ucciso a colpi di pistola davanti alla propria casa a Milano il 29 ottobre 2022. In questa guerra, un ruolo decisivo lo hanno avuto un furgone, uno scooter e alcuni telefoni criptati.

Perché è stato ucciso l'ex capo ultrà dell’Inter

Secondo quanto riferito dalla procuratrice aggiunta di Milano Alessandra Dolci, Andrea Beretta – ex leader della Curva Nord già in carcere per aver ucciso Antonio Bellocco e arrestato nel maxi blitz sulle curve di San Siro – avrebbe dichiarato di essere il mandante dell'omicidio di Boiocchi. Il motivo? La "gestione e la spartizione dei proventi degli affari connessi all'attività della Curva Nord e del negozio" e, nello specifico, del merchandising.

Nello specifico, stando alle parole del collaboratore di giustizia, a un certo punto Boiocchi si sarebbe accorto "che mancavano soldi nella cassa" e avrebbe quindi chiesto "di controllare i conti". Per questo Beretta avrebbe quindi architettato l'omicidio: "per eliminare il leader della curva Nord dell'Inter, prendere il suo posto e dividere i profitti". Ma come farlo?

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Il furgone a noleggio, lo scooter e i killer pagati 50mila euro

È a questo punto che subentrano gli altri cinque indagati nelle indagini. Il primo a entrare in scena è un ultrà dell'Inter, Mauro Nepi, che si sarebbe offerto personalmente di "risolvere il problema" rivolgendosi a Marco e Gianfranco Ferdico. Secondo gli inquirenti, i Ferdico sarebbero gli "organizzatori del progetto" perché sarebbero stati proprio loro, infatti, a trovare le "basi logistiche per l'omicidio, i mezzi di trasporto (un furgone Fiat Ducato) per la sua esecuzione, i cellulari criptati attraverso cui tenersi in contatto con gli altri concorrenti nonché l'arma usata per il delitto".

Successivamente, i Ferdico si sarebbero poi rivolti a Daniel D'Alessandro e Pietro Andrea Simoncini (già coinvolto in un faida di ‘ndrangheta) per affidar loro il ruolo di esecutori materiali dell'omicidio di Boiocchi. Il compenso? "50mila euro".

Così, D'Alessandro e Simoncini avrebbero commesso l'assassinio dell'ex capo ultrà, a bordo di un motociclo Gilera Piaggio che era stato precedentemente caricato fino al luogo del delitto sul furgone noleggiato da Marco Ferdico e per il quale l'organizzatore ha poi presentato una falsa denuncia di furto dopo l'esecuzione, il 22 gennaio 2023. Lì, in via Fratelli Zanzottera a Figino, nella periferia Ovest di Milano, i due avrebbero quindi esploso cinque colpi con una pistola Luger calibro 9×19 mm, di produzione ceca. Due di questi hanno colpito Boiocchi, prima al collo, poi al torace, provocandone la morte.

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