Il fine vita spacca il centrodestra in Lombardia, Fdi contro il via libera di Bertolaso. L’assessore: “Fatto tutto giusto”

Scintille in Regione Lombardia, dopo che l'assessore al Welfare Guido Bertolaso ha dato il suo ok a procedere con il suicidio assistito per una 50enne di Milano, che aveva ottenuto l'accesso al fine vita secondo i criteri stabiliti dalla sentenza del 2019 della corte costituzionale. La decisione di Bertolaso ha spaccato la maggioranza a Palazzo Lombardia: Fratelli d'Italia, in particolare, ha invocato la necessità di una legge nazionale e ha criticato il fatto che l'assessore abbia deciso senza considerare la posizione del parlamento e della giunta regionale.
"Vogliamo mettere tutti nelle condizioni di poter scegliere in modo giusto, corretto e coerente con i dettami della Consulta – ha dichiarato Bertolaso – anche nel rispetto di quello che dice la propria coscienza. Io sono un medico, un cattolico osservante e praticante e come me tanti altri colleghi che hanno vissuto questa vicenda. Ma non abbiamo ritenuto opportuno sottrarci al dovere morale che ci veniva chiesto dalla Corte Costituzionale". Ha continuato l'assessore: "Abbiamo seguito la strada giusta e corretta. Noi dobbiamo dare una risposta: chi ha la responsabilità di organizzare questo genere di procedure, ha il dovere di portarle avanti nel modo migliore e più prudente e attento possibile".
A opporsi a Bertolaso è stato l’assessore alla Sicurezza Romano La Russa, in quota Fratelli d'Italia, che ha richiamato alla necessità di avere una legge nazionale: "Comprendiamo la libertà di ognuno nel voler decidere della propria vita, soprattutto in condizioni di estrema gravità, ma riteniamo che, prima di esprimere alcun parere, sia necessaria una legge nazionale, espressione del Parlamento. Pertanto, non posso condividere, pur riconoscendone la legittimità, la posizione dell'assessorato al Welfare che sembrerebbe scavalcare Parlamento, Giunta ed eventuale legge regionale, né si può immaginare di demandare tale decisione al solo Comitato etico".
La Russa ha quindi ricordato che proprio lo scorso novembre il Consiglio regionale aveva bocciato una legge sul fine vita, ritenendolo un tema di pertinenza nazionale. Bertolaso, però, ha risposto che l'assemblea non si era espressa sul tema, ma solo sulla competenza di una legge in materia.
Sulla questione è infine intervenuto il presidente della Regione, il leghista Attilio Fontana, che ha preso le parti dell'assessore al Welfare: "Credo che l'assessore Bertolaso abbia fatto esattamente quello che doveva fare – ha dichiarato – non poteva sottrarsi a questo obbligo, anche per non mettere in difficoltà le nostre aziende sanitarie che hanno ricevuto la richiesta da parte di questa signora che ha avuto accesso a questa forma". Il presidente ha poi rigettato l'ipotesi di dimissioni per Bertolaso ("Ma no, non c'è problema") e ha auspicato la formulazione di una norma nazionale: "Credo che il passaggio successivo sia necessariamente quello di fare una legge nazionale perché la sentenza della Corte costituzionale c'è e dà delle indicazioni molto precise".