Il figlio di una vittima del Covid: “In quelle bare che per Montesano sono finte c’era mia mamma”
"In quelle bare che il signor Montesano dice che sono finte c'era su la mia mamma. Quel dolore unico e infinito ce l'ha chi ha patito quella situazione, non purtroppo chi l'ha vista da fuori". Così uno dei famigliari delle vittime del Covid della Bergamasca risponde a Tommaso Montesano, il giornalista di "Libero" (ora sospeso) e figlio dell'attore no-vax Enrico che la scorsa settimana ha pubblicato un tweet negazionista equiparando le immagini dei camion dell'Esercito carichi di bare nel marzo 2020 a un finto comunicato delle Brigate rosse relativo al sequestro Moro. "Purtroppo non era una sceneggiata, in una di quelle tantissime bare c'era mia mamma – dice a Fanpage.it Diego Federici -. Sembra che ci siamo inventati tutto, che non è successo niente, che è tutto passato e quello che si è visto due anni fa era tutta una montatura per tenerci a casa. Purtroppo per chi l'ha vissuto, in quelle scene c'erano pezzi di cuore".
I genitori di Diego sono morti a pochi giorni di distanza l'uno dall'altra
I "pezzi di cuore" di cui parla Diego sono la madre Ida e il padre Renato, entrambi di Martinengo, e il papà della sua ragazza Sara, Armando Invernizzi. Quest'ultimo è stato tra le prime vittime del Covid nella Bergamasca, mentre i genitori di Diego sono morti a pochi giorni di distanza l'uno dall'altra. "Il 18 marzo hanno cominciato a stare male, sono arrivate prima un'autoambulanza e poi l'altra. Quel giorno lì è stato l'ultima volta che li ho visti che ho sentito la loro voce e ho potuto stare con loro". Il papà di Diego è morto il 21 marzo, la madre la sera del 25. "Dopo che la mamma è morta abbiamo avuto le onoranze funebri che hanno seguito la sua salma fino a Bologna, dove l'han portata i camion militari e dove è stata cremata", racconta Diego, che spiega di non aver potuto nemmeno fare il riconoscimento della salma e ricorda così quei giorni di marzo 2020, il momento più drammatico della prima ondata del Coronavirus: "Era una cosa allucinante: nel silenzio totale si sentivano soltanto ambulanze e campane da morto. Certi paesi hanno smesso di suonare le campane da morto perché era troppo straziante".
Il tweet di Tommaso Montesano ha suscitato indignazione unanime
"Le bare di Bergamo stanno al Covid19 come il lago della Duchessa sta al sequestro Moro", recitava il tweet di Montesano. Parole che hanno suscitato un'indignazione pressoché unanime e trasversale: "È stato un tweet denotato e connotato dalla totale mancanza di rispetto delle vittime e dei famigliari che hanno subìto lutti strazianti", dice a Fanpage.it Consuelo Locati, avvocato che rappresenta alcuni famigliari delle vittime di Coronavirus della Bergamasca. "Sono indignata, non a caso ho depositato una querela per diffamazione aggravata della memoria delle persone che non ci sono più. Mio padre era su uno di quei camion dell'Esercito". Anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, subito dopo il tweet ha annunciato una querela per conto del Comune.
Non si gioca col dolore altrui
"Un tweet di questo tipo è stato un atto che ha tolto un'altra volta dignità a quei corpi accatastati a cui già era stata negata la dignità di una sepoltura", prosegue l'avvocato Locati. Tra quei corpi c'era anche quello di suo padre Vincenzo, morto il 27 marzo 2020 e la cui salma è stata trasportata al forno crematorio di Firenze con uno dei camion dell'Esercito, guidato con grande dignità dai militari. La circostanza di non aver potuto salutare per l'ultima volta i propri cari provoca ulteriore dolore ai famigliari delle vittime: "Il fatto di non averli più visti è un dolore che avremo per sempre", spiega Diego, che sulla vicenda del tweet negazionista conclude così: "Non si scherza e non si gioca col dolore altrui, mai, in nessun caso. Far passare la nostra tragedia – e per nostra intendo non solo quella mia personale, ma nazionale e mondiale – per qualcosa di inventato penso sia qualcosa di meschino e molto molto stupido".
(Interviste a cura di Simone Giancristofaro)