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“Il Duomo mi dà sicurezza, ma i ristoranti chiudono troppo presto”: cosa amava e odiava Sandra Milo di Milano

L’attrice Sandra Milo, morta lunedì 29 gennaio, amava molto Milano. Il suo luogo del cuore era al civico 41 di Corso Venezia dove ha vissuto per diverso tempo.
A cura di Ilaria Quattrone
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Foto Mario cartelli/LaPresse
Foto Mario cartelli/LaPresse

Nella giornata di oggi, lunedì 29 gennaio, è morta l'attrice Sandra Milo. Nata a Tunisi, è cresciuta in Toscana. Ha vissuto anche a Milano dove tornava spesso per lavoro. In alcune interviste, ha raccontato di quanto amasse il capoluogo meneghino senza però sottolinearne i difetti.

Il luogo del cuore di Sandra Milo a Milano

In un'intervista all'inserto del quotidiano Il Corriere della Sera, ViviMilano, ha spiegato che il suo luogo del cuore si trovava al civico 41 di Corso Venezia dove ha vissuto per diverso tempo: "Ho abitato al settimo piano senza ascensore, ogni giorno su e giù per le scale: ero arrivata con le gambe magroline, sono diventate perfette". Tra gli altri posti tanto amati dall'attrice, c'erano anche Piazza San Babila, il Castello Sforzesco e anche Brera e l'Accademia.

E proprio lì "ho posato nello studio del grande scultore Francesco Messina negli anni Cinquanta, nel pieno della mia gioventù, avvolta in un velo, ricordo che non mi aveva fatto mai togliere le scarpe rosse". Un'esperienza che ha definito emozionante. E proprio negli anni Cinquanta, quando è arrivata a Milano, Milo si è innamorata "perfino della nebbia".

Il Duomo e i ristoranti che chiudono troppo presto

Si è poi trasferita a Roma perché voleva diventare attrice: "È giusto cercare di realizzare i propri sogni – ha precisato – a volte invece le persone hanno paura e lasciano perdere".

Tra i ristoranti preferiti c'era il "Il Baretto" mentre per i dolci ha consigliato la pasticceria Cova. Ma soprattutto non ha dimenticato il Duomo: "Ogni volta che osservo il Duomo scopro qualcosa di nuovo, lo guardo e mi sento sicura: avverto la certezza della forza e del talento". Tra le cose che però non le piacevano del capoluogo, c'erano gli orari di chiusura dei ristoranti: "Chiudono troppo presto: noi del centro-sud, abituati a lavorare a teatro, ceniamo sempre tardi".

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