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Il dj Linus: “Milano non è una città per bici, i ciclisti pedalano nel Far West”

L’intervista a La Repubblica dello storico direttore di Radio Deejay, milanese e appassionato ciclista. “Milano sembra il Far West, è piena di insidie: ci convivono biciclette, camion, automobili, monopattini. E se c’è un incidente la peggio tocca al più debole. Mezzi pesanti e due ruote non devono circolare insieme”, racconta. “Il Comune, poi, non aiuta i ciclisti”
A cura di Francesca Del Boca
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"Milano sembra il Far West. Ci convivono biciclette, mezzi pesanti, automobili, monopattini. E se c’è un incidente la peggio tocca quasi sempre al più debole". Ci va giù duro Linus, conduttore radiofonico e conduttore televisivo italiano, direttore artistico di Radio Deejay dal 1996. Nonché milanese tra i più celebri, sportivo, corridore e appassionato ciclista. E a La Repubblica si sfoga così: "Milano non è una città per biciclette".

Parole amare che arrivano dopo la morte di Francesca Quaglia, la ragazza di 28 anni travolta e uccisa da un camion ieri in viale Caldara. La sesta persona, la sesta ciclista milanese che nel giro di poco più di sei mesi è finita schiacciata dalle ruote di un mezzo pesante. "Capisco che sia pieno di cantieri, ma bisognerebbe prendere provvedimenti, tipo fasce orarie di ingresso". Provvedimenti che, in realtà, sono in arrivo. Come la delibera comunale, in vigore dal prossimo ottobre, che vieta l'ingresso in città ai mezzi pesanti sprovvisti di sensori per l'angolo cieco.

"Vietare la circolazione ai mezzi senza i sensori per rilevare l’angolo cieco è giusto, ma non basta. Il punto è che camion e bici non devono circolare insieme", le sue parole. Servono insomma più ciclabili in città? "Il problema è che mancano le condizioni, il Comune non aiuta i ciclisti a spostarsi. Le piste ciclabili spesso non hanno una effettiva separazione dalle automobili", prosegue Linus. Ma non si tratta solo di questo. "Gli automobilisti odiano i ciclisti, non li rispettano. La norma del codice della strada prevede una distanza di 1,5 metri, invece lo sport è sfiorarti con lo specchietto". 

Senza contare la composizione delle strade milanesi. "Milano è piena di insidie. Il pavé scombinato in centro, le rotaie del tram, le strade sconnesse. Penso sia inutile illuderci che i milanesi possano diventare come gli abitanti di Amsterdam o Copenaghen, mancano le condizioni ambientali". E soprattutto, manca forse una cultura delle due ruote. "I ciclisti devono usare l’intelligenza che spesso non hanno gli automobilisti: se non sono più che esperti e navigati, se non usano percorsi veri e non disegnati col pennarello, non usino la bici".

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