“Il Cpr trattiene i soldi dei migranti, serve un avvocato per riaverli”: la denuncia degli attivisti
Alcuni migranti trattenuti nel cpr di Milano hanno ricevuto somme di denaro da familiari e dai datori di lavoro, ma la struttura glieli ha restituiti solo dopo l'intervento di un avvocato. Lo denuncia, per la prima volta, il rapporto Al di là della porta, pubblicato dalla rete Mai più lager – No ai Cpr e dall'associazione Naga dopo un anno di monitoraggio sulle condizioni di detenzione nei cpr d'Italia.
La gestione del denaro nei cpr
Nei centri di permanenza e rimpatrio i soldi di ogni trattenuto vengono gestiti direttamente dall'ente che amministra la struttura, che riceve sia il cosiddetto pocket money, cioè la somma giornaliera stanziata dallo Stato per ciascun ospite sia eventuali versamenti pervenuti dall'esterno. Il denaro non viene consegnato in contanti anche perché ritenuto potenzialmente pericoloso. Uno dei rischi, ad esempio, è che i 2,50 euro in moneta previsti per il tabacco (erogati di diritto, anche per chi non fuma) possano essere ingoiati nel tentativo di compiere gesti di autolesionismo.
Chi ha degli affetti all'esterno o chi lavorava prima di essere trattenuto, può ricevere stipendio dal datore di lavoro o bonifici dai familiari. Queste somme, in tutta Italia, vengono versate all'ente gestore della singola struttura, che deve poi corrisponderle al migrante sotto forma di credito. Il report di Naga e Mai più lager – No ai Cpr, denuncia i casi in cui alcune persone sono state rimpatriate o liberate prima di avere speso tutti i soldi che erano stati loro indirizzati, e che sarebbero rimasti al cpr fino all'intervento di un avvocato.
Nei casi in cui il migrante provenga da un istituto penitenziario o riceva del denaro dai familiari, in teoria la gestione di "eventuali pratiche di recupero" come anche la "ricezione di somme di denaro di pertinenza dell'ospite" spetta a un economo appositamente incaricato. Tuttavia, questa figura non è stata individuata nell'esperienza degli attivisti.
I 500 euro restituiti solo dopo l'intervento del Naga
Quattro le segnalazioni arrivate alle associazioni e che riguardano il cpr di Milano. La prima è arrivata dalla signora K. La donna, di origine tunisina e residente in Belgio, il 13 settembre 2022 ha inviato 500 euro allo zio, trattenuto, intestando il bonifico al cpr di Milano via Corelli. Il denaro è stato contabilizzato dopo che il parente è stato rimesso in libertà, e quindi era rimasto nel conto corrente dell'azienda.
Come documentato da testi e foto riportati nel report, K. ha chiesto via mail e telefonicamente il rimborso della somma. Ha fornito le ricevute del bonifico che aveva effettuato e un nuovo iban su cui ricevere indietro il denaro. Ma mentre a voce le dicevano che avrebbero provveduto a restituirle il dovuto, via mail non riceveva risposte, e dei 500 euro non c'era traccia. Dopo l'ennesima chiamata, a K. è stato consigliato di rivolgersi a un avvocato per rivedere la cifra. Così ha cercato il Naga. Tre giorni dopo l'invio di una pec da parte dell'associazione, e oltre tre mesi dopo il bonifico, la somma è stata restituita.
Lo stipendio trattenuto di oltre 2700 euro
Un altro caso reso pubblico dal report Al di là di quella porta riguarda un migrante ex detenuto. Quando era in carcere all'uomo era stato concesso di lavorare. A causa dell'ingresso nel cpr, il rapporto di lavoro si è interrotto e il datore gli ha pagato gli ultimi stipendi dovuti all'iban indicato dalla struttura. Il totale era di 2.778 euro. L'uomo ha lasciato il cpr di Milano prima di ricevere i soldi, così ha fatto richiesta affinché gli venisse restituita la somma.
La struttura ha risposto via mail che il bonifico sarebbe arrivato a breve, ma dopo giorni di attesa senza che la somma venisse corrisposta, il migrante ha dovuto rivolgersi al Naga. L'associazione ha contattato il Cpr, la Prefettura e il Garante nazionale per le persone detenute e private della libertà, l'unico che ha risposto. Dopo la pec del Naga, la somma è stata restituita.
In altri due casi, i trattenuti avrebbero lasciato in sospeso somme di 150 e 200 euro. I 150 euro sono stati restituiti dopo l'invio di una decina di e-mail e dopo che il migrante era stato rimpatriato. Gli attivisti hanno segnalato all'ente gestore, alla prefettura e ai garanti nazionali e locali anche la mancata restituzione dei 200 euro nei confronti di un altro ex trattenuto, ma su quella somma devono ancora avere risposta.