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Il corteo a Milano per Yuri Urizio, massacrato di botte a 23 anni: “Non si può morire così sui Navigli”

Il corteo in memoria di Yuri Urizio, il 23enne ucciso di botte in viale Gorizia (Naviglio Grande) a Milano lo scorso 13 settembre. “Questa città non riesce a essere sicura per un ragazzo che cammina in strada”, aveva detto la madre.
A cura di Francesca Del Boca
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"Non si può morire così sui Navigli. Non si può venire qui a divertirsi e poi morire come Yuri". È un corteo silenzioso quello in memoria di Yuri Urizio, il 23enne di Como massacrato di botte in via Gorizia nella notte tra martedì 12 e mercoledì 13 settembre dal 28enne di origini tunisine Bilel Kobaa. Oggi pomeriggio, sulle sponde della Darsena milanese, gli amici del 23enne e i residenti del quartiere hanno dato vita a una lunga marcia di commemorazione, sotto lo striscione "Navigli per vivere, non per morire” e tanti palloncini.

Il corteo in memoria di Yuri Urizio, il 23enne ucciso di botte sui Navigli a Milano

"Il senso di questa camminata silenziosa è per urlare la nostra rabbia", le parole dell'organizzatrice del corteo, Valentina Vacalebre, a La Repubblica. "Sono una residente. Quando ho saputo della morte di Yuri, cosi assurda, inspiegabile, ho pensato che fosse giunto il momento di farci sentire, noi tutti che abitiamo qui. Negli ultimi anni è peggiorato tutto. Il territorio non è dei delinquenti". In cammino, accanto agli amici di infanzia della vittima, anche mamma Giovanna. "Questa città non riesce a essere sicura per un ragazzo di 23 anni che cammina in strada. Non ci può essere perdono", aveva detto. "Nessuna madre deve più soffrire come sto facendo io".

Ancora ignoto il movente dell'aggressione per strada

La morte del giovane comasco, a distanza di un mese, resta ancora avvolta nel mistero. Il suo aggressore, il 28enne Bilel Kobaa, non ha saputo ancora fornire agli inquirenti il movente di una così brutale esecuzione: sette lunghissimi minuti in cui il 28enne ha stretto a tenaglia il collo di Yuri, provocandogli lesioni tali da causarne la morte in poche ore. "Lui lo ha voluto ammazzare. Io ho un dolore che è più forte di qualsiasi disgrazia", sempre le parole della madre Giovanna. "Gli auguro l'ergastolo".

La versione dell'omicida e la smentita della testimone

Kobaa, adesso, è accusato di omicidio volontario. In un primo momento, aveva raccontato agli inquirenti di aver aggredito il giovane cameriere in viale Gorizia per difendere una donna, una senzatetto del quartiere, alla quale il 23enne stava rubando l'elemosina. Versione prontamente smentita dalla diretta interessata: "Yuri non mi ha né derubata né molestata", la sua dichiarazione. Confermata persino dalle telecamere della zona: la donna si sarebbe sì fermata a scambiare qualche parola con il 23enne comasco, ma si sarebbe allontanata molto prima della brutale aggressione.

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