Il Consigliere Comunale Bernardo (FI): “Sala pensa che Milano sia di sua proprietà, serve un approccio non ideologico”

Dall'inchiesta urbanistica che ha travolto Milano fino ai possibili scenari delle prossime elezioni. Nel mezzo, un'analisi dei cambiamenti che hanno scombussolando le dinamiche a Palazzo Marino, dalle dimissioni dell'assessore alla Casa, Guido Bardelli, alla ridistribuzioni di incarichi e deleghe che, a due anni dal voto, hanno assegnato, tra l'altro, l'incarico al Bilancio, Demanio e Piano Casa a Emmanuel Conte e affidato le deleghe alla Sicurezza al sindaco Giuseppe Sala. Di tutto questo Fanpage.it ha parlato con Luca Bernardo, Consigliere Comunale e Capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale a Milano.
Qual è la sua opinione rispetto ai recenti avvenimenti legati all’inchiesta urbanistica che ha travolto Milano e scombussolato le dinamiche a Palazzo Marino?
Ritengo di non dovere e non poter entrare nella questione delle ultime vicende urbanistiche, in tema di arresti, perché in questo momento la magistratura, le forze dell'ordine stanno lavorando in tale direzione. Diverso, invece, è fare un'analisi di quella che è la situazione urbanistica di Milano.
L'anno scorso il Comune di Milano ha confermato il nuovo aggiornamento dell'elenco degli immobili dismessi e, come già stabilito da una delibera di dicembre 2021, che regola il recupero e la sostituzione alla città degli edifici abbandonati, sono 138 attualmente le voci dell'elenco al quale sono stati aggiunti cinque complessi edilizi che un tempo erano adibiti a scopi industriali, terziari e residenziali. Inoltre, il comune registra richieste di interventi tra edilizi, ristrutturazioni, manutenzioni straordinarie e demolizioni costanti e continue. Su 100 richieste già 19 sono state autorizzate, comunque un numero modesto. A questi dovrebbero poi essere aggiunti altri edifici in abbandono da decenni, sparsi nel territorio comunale non elencati tra gli edifici dismessi, come alcune villette del villaggio finlandese a Lorenteggio o le cascine sparse per Milano o vecchi edifici industriali a Greco e Bicocca. Quello che non è accettabile è che più volte la giunta ha detto che avrebbe fatto, che avrebbe organizzato, che avrebbe indicato attraverso i propri uffici, attraverso le proprie autorizzazioni, questo rilancio dell'urbanistica. A me fa sorridere perché si tratta di un'illusione per i cittadini sul futuro di Milano: siamo di fronte a un'emergenza abitativa che rischia di compromettere il tessuto sociale ed economico della città: già 80.000 persone nel 2024 sono andate via da Milano perché non sono in grado di sostenersi dal punto di vista economico. Un altro dato. Una persona con uno stipendio medio intorno ai €2.000 non è in grado di acquistare un'abitazione, se non di circa 7 m². I prezzi delle abitazioni in vendita e in affitto hanno raggiunto livelli proibitivi, rendendo la casa più un sogno che una realtà e irraggiungibile, soprattutto per molti cittadini, per molte famiglie e per single, ma anche per studenti. Secondo infatti i dati dell'Agenzia delle Entrate, nel secondo trimestre del 2024 le compravendita di abitazioni a Milano hanno registrato un calo del 7,3%.
Rispetto agli avvenimenti delle ultime settimane e rispetto alla situazione in cui oggi si trova Milano, penso che non ci sia il clima politico adatto per discutere il nuovo PGT. Al di là dell’analisi politica, non dimentichiamoci che dobbiamo tutelare sia chi ha acquistato un’abitazione e ora si trova con un investimento bloccato e senza una casa, sia chi in futuro vorrà acquistare. Non dimentichiamoci i sacrifici dei cittadini e il loro diritto di essere tutelati da chi amministra.
Condivide la scelta di dimettersi dell'ex assessore alla Casa Guido Bardelli?
Ritengo che l'assessore Bardelli non dovesse dimettersi perché per la sinistra è stato come l'agnello sacrificale, cioè colui che si è preso le colpe senza neanche averle, anche perché è arrivato da così poco tempo che, per quanto sia un grande professionista, non ha neanche compreso tutto quello che avveniva e stesse succedendo. Poi, ognuno decide che cosa fare e qualora ci fosse responsabilità, non in particolare l'assessore, ma di chiunque avesse responsabilità civile e penale, ne risponderà direttamente. L'altra cosa è: 168 milioni di oneri non riscossi. Da dove li prendiamo questi soldi? Sempre nelle tasche già bucate dei cittadini? E direi anche di no, penso che i cittadini milanesi siano stufi.
Condivide la ridistribuzione di incarichi e deleghe fatte da Sala, la scelta di assegnare al sindaco le deleghe alla sicurezza? Potrebbe essere una scelta fatta anche nell’ottica di presentarsi alle prossime regionali?
Sala e la sinistra sembrano essere convinti che Milano sia di loro proprietà e ragionano come feudatari, quando servirebbe un approccio bipartisan e non ideologico nel gestire problematiche che, di fatto, sono trasversali, anzi universali. Sulla sicurezza mi sono esposto proponendomi come esperto sulle baby gang, come voce scientifica autorevole per affrontare un problema sociale-giovanile che è di mia competenza e che come pediatra e dirigente del Fatebenefratelli studio da oltre 20 anni. Il fatto che io sia all’opposizione, però, è un problema per chi considera il governo della città un'attività da club privato. Mi spiace che Sala non abbia accolto la mia lettera aperta, in cui proponevo un tavolo con degli esperti già disponibili e presenti in consiglio. Non c’era bisogno di andarli a cercare altrove. Speriamo che il sindaco apparecchi almeno un “sotto-tavolo” a cui invitare chi, come me, è all’opposizione ma può dare un contributo tecnico-scientifico significativo.
Per quanto riguarda l’eventuale candidatura di Sala alle regionali: penso sia nelle sue corde.
L’incarico del Bilancio, Demanio e Piano Casa è stato, invece, affidato a Emmanuel Conte. Ritiene possa essere una scelta strategica fatta dal centrosinistra per le prossime comunali?
Dato che spesso mi accusano di non essere un vero politico, le risponderò da non politico: Emmanuel Conte è una persona molto competente, un validissimo assessore. Lo dico con onestà intellettuale. Quando una persona è capace, bisogna ammetterlo anche se si tratta di un avversario. Difficilmente in politica si fa questo ragionamento e, infatti, i risultati si vedono: è ora che a Milano si pensi al bene pubblico, non a proteggere l’orto delle segreterie di partito. Questo vale a sinistra come a destra.
Quali saranno, secondo lei, le conseguenze di questa redistribuzione di deleghe e incarichi?
Solitamente, nel momento in cui un sindaco e una giunta decidono che è arrivato il momento di una ridistribuzione di deleghe e incarichi è perché qualcuno andrà a coprire nuovi incarichi oppure cambierà lavoro. Questa, però, non è la motivazione che ha portato ai recenti cambiamenti. Anche perché – come dice il detto – squadra che vince non si cambia, il che vuol dire che politicamente questa squadra non solo non era vincente, ma non era neanche neanche solida e solidale. E che la squadra non fosse solida o comunque strutturata ce lo dicono i dati, ce lo dice quello che è avvenuto in questi 2 anni e mezzo da quando è iniziato il secondo mandato del nostro sindaco. C'è stato un declino della città, negli uffici è diventato sempre più difficile interfacciarsi, il sistema non funziona e questo vuol dire che dall'alto il fare sintesi, il creare organizzazione, il costruire percorsi non ha funzionato e non funziona.
Nell’inchiesta urbanistica è emerso anche il nome di Regina de Albertis (Assimprendil), si vociferava che potesse essere tra i nomi del centrodestra per le prossime comunali. È un’opzione ancora sul tavolo? Quali sono le alternative?
Riguardo alla possibile candidatura di Regina de Albertis alle comunali, dovreste chiedere direttamente a Regina De Albertis. Già in passato ho espresso il mio apprezzamento per la persona e la professionista, ma non sono io a decidere chi entra nella rosa dei papabili. Alternative se non dovesse più candidarsi De Albertis? Serve qualcuno che conosca molto bene la macchina amministrativa comunale. Non basta buttare lì nomi di richiamo, non è un casting.