Il Comune vieta di dare da mangiare agli animali randagi: animalisti pronti a dare battaglia
A Lecco non si può più dare da mangiare agli animali che vivono in strada. Le associazioni animaliste sono in rivolta per quello che denunciano essere un vero e proprio maltrattamento e sono pronte a ricorrere al Tribunale amministrativo regionale se il provvedimento non sarà revocato.
Vietato sfamare animali selvatici e randagi
Il provvedimento è stato firmato venerdì 7 ottobre dal sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, che ha fatto seguito all'ordinanza, già in vigore dal 2019, che vieta di sfamare le nutrie. Da venerdì non si può più lanciare neanche un pezzo di pane a cigni, anatre o gabbiani e nemmeno a cani e gatti randagi.
A guidare la battaglia contro la decisione del Comune è la Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente (Leidaa), guidata dalla deputata Michela Vittoria Brambilla: "Non dare da mangiare ai selvatici per non umanizzarli è giusto, ma includere anche i randagi è una violazione della legge".
La nuova ordinanza del comune lariano vieta di dare da mangiare a ogni tipo di animale selvatico o randagio. Chi lo fa rischia di essere sanzionato con una multa fino a 500 euro. L'amministrazione ha spiegato che il provvedimento è stato adottato per motivi di igiene pubblica: si vuole evitare il proliferare dei topi che potrebbero essere attirati dal cibo lasciato in strada dalle persone. Salve invece le colonie feline autorizzate dall'Agenzia di Tutela della Salute locale che continueranno a ricevere i pasti giornalieri dalle mani dei volontari.
"Queste ordinanze sono una vergogna nazionale"
La Leidaa ha affidato a una nota, firmata dalla presidente Brambilla, il disappunto del mondo animalista sulla vicenda: "Il sindaco Mauro Gattinoni revochi il provvedimento o faremo ricorso al Tar. Le ordinanze affama-randagi sono una vergogna nazionale, un artificio a cui gli amministratori locali ricorrono per mascherare la propria incapacità di gestire il problema del randagismo o della fauna selvatica nel contesto urbano. Fortunatamente i giudici amministrativi hanno da tempo smontato il meccanismo, evidenziando le numerose contraddizioni di questi provvedimenti".
Tra le accuse dell'associazione anche la mancata costruzione del canile comunale "già promesso in passato per due mandati anche dall’amministrazione di sinistra dell’ex sindaco Virginio Brivio e mai costruito. Gattinoni spedisce a Lissone i cani accalappiati a Lecco e non fornisce un servizio di pubblica utilità ai cittadini. Si tratta dell'unico capoluogo di provincia nel nord Italia che non dispone di un proprio canile – conclude Brambilla –. Il sindaco si vergogni e piuttosto aiuti i volontari che si occupano degli animali al posto suo".