60 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Il Comune di Turbigo dice no alla festa islamica del Sacrificio: il Tar ordina la celebrazione

Ancora una volta, il Comune di Turbigo si scontra con la comunità islamica: come per la festa di fine Ramadan, non vuole concedere lo spazio per la festa del Sacrificio. Il Tar, invece, dice sì e ordina di concedere un luogo adatto per la celebrazione.
A cura di Matilde Peretto
60 CONDIVISIONI
(immagine di repertorio)
(immagine di repertorio)

La storia si ripete. A Turbigo, comune in provincia di Milano, l'Associazione musulmana Moschea Essa ha di nuovo vinto contro il Comune e il sindaco Federico Allevi (centrodestra). Questa volta non si tratta più della festa di fine Ramadan che aveva fatto scalpore dopo due ricorsi al Tar della Lombardia, ma della festa del Sacrificio. Ancora una volta, i fedeli islamici hanno chiesto uno spazio adatto per celebrare la ricorrenza. Vorrebbero di nuovo il campo sportivo dove avevano celebrato la fine del Ramadan, ma il Comune glielo ha negato. Così si sono rivolti al Tar che, in meno di 3 giorni, ha ordinato al sindaco Allevi di concedere lo spazio. "Vicenda preoccupante", ha detto in un post Facebook il primo cittadino, "porteremo la questione all'attenzione del Governo".

Cos'era successo a Turbigo in aprile e cosa sta succedendo ora

Lo scorso aprile, la giunta comunale di Turbigo non voleva affidare un posto adatto alla celebrazione della festa di fine Ramadan ai fedeli islamici della comunità. Così, l'Associazione Moschea Essa, supportata dall'avvocato Luca Bauccio, si era rivolta per ben due volte al Tar della Lombardia per fare in modo di ottenere lo spazio. Era stato necessario anche l'intervento della Prefettura di Milano. Alla fine, l'Associazione aveva vinto e aveva potuto festeggiare nel campo sportivo Colombo.

Ora, i fedeli vorrebbero di nuovo quello spazio per celebrare la festa del Sacrificio, una ricorrenza molto importante per i musulmani che si terrà il 17 giugno. Lo hanno chiesto al Comune che, però, ha rifiutato. Infatti, la giunta comunale si era espressa con una mozione, lo scorso 27 maggio, nella quale motivava il fatto che due richieste in pochi mesi di utilizzare il campo sportivo per la preghiera non avevano più carattere di eccezionalità, ma lo avrebbero di fatto reso un luogo di culto, scopo a cui non è destinato.

L'Associazione, ancora una volta, ha fatto ricorso al Tar. Il Tribunale amministrativo ha risposto in 3 giorni sospendendo la mozione comunale e ordinando di concedere lo spazio ai fedeli. Anche questa volta potranno festeggiare in serenità.

Fedeli musulmani nel campo sportivo di Turbigo in preghiera per la fine del Ramadan (foto di Zahid Nadeev dell'Associazione Essa)
Fedeli musulmani nel campo sportivo di Turbigo in preghiera per la fine del Ramadan (foto di Zahid Nadeev dell'Associazione Essa)

Le parole del sindaco e le risposte del legale dell'Associazione

"Come Sindaco insieme alla Giunta e ai Consiglieri di Maggioranza, che rappresentano il gruppo di governo del paese, esprimo il mio totale disappunto di fronte al fatto accaduto e alla decisione del Tar Lombardia di espropriare un Consiglio comunale del suo diritto/dovere di pronunciarsi su alcuni temi, quale quello di concedere o meno, e motivandolo, un luogo per la preghiera venendo meno in questa circostanza il diritto dalla Costituzione, ivi compreso il potere di compiere le scelte politiche che riguardano la comunità, affidatoci tramite il voto", ha scritto il sindaco Allevi su Facebook.

Il primo cittadino ha definito la vicenda "preoccupante", e ha promesso che la sua battaglia non finisce qui: "Noi non ci fermeremo, porteremo all'attenzione del Governo e nelle dovute sedi questa triste e preoccupante vicenda".

Secondo Luca Bauccio, avvocato dell'Associazione Moschea Essa, le parole del sindaco sono "stupefacenti". "Corre l'obbligo di ricordare che le elezioni democratiche non servono a conferire al consiglio comunale e al sindaco il potere di disapplicare le leggi. Sembra che per Allevi e per la sua maggioranza di consiglieri comunali non viga la Costituzione e le leggi e nemmeno lo statuto comunale, ma la loro legge politica fondata sulla discriminazione e la persecuzione di una pacifica minoranza religiosa che ha chiesto solo uno spazio per pregare in una giornata di festa". Ha concluso: "Il sindaco si preoccupi di eseguire l'ordinanza del Tar e cessi, lui e la sua maggioranza, di violare la legge".

60 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views