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Il Comune di Milano querela per diffamazione il giornalista Gianni Barbacetto per alcuni post sui social

Il giornalista de Il Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto è stato querelato per diffamazione dal Comune di Milano per alcuni post pubblicati sui social. L’Ordine dei Giornalisti della Lombardia ha chiesto al sindaco Beppe Sala di “rispettare la libertà d’espressione e il diritto all’informazione e di critica”.
A cura di Enrico Spaccini
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Gianni Barbacetto (foto da Facebook)
Gianni Barbacetto (foto da Facebook)

Con delibera datata 6 giugno 2024, il Comune di Milano ha querelato per diffamazione il giornalista de Il Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto per alcuni post che ha pubblicato su suoi profili personali di Facebook e X dopo l'apertura dell'inchiesta sull'urbanistica che ha coinvolto Palazzo Marino. "Una decisione della giunta a tutela prima di tutto dei dipendenti del Comune", ha dichiarato il sindaco Beppe Sala. L'Ordine dei Giornalisti della Lombardia con una nota ha invitato a "rispettare la libertà d'espressione e il diritto all'informazione e di critica".

Quali sono i post contestati dalla giunta comunale

I post contestati dalla giunta comunale risalgono al 15 marzo, all'8 aprile e all'8 maggio. In questi, Barbacetto poneva delle domande in merito all'inchiesta sull'urbanistica che sta coinvolgendo l'amministrazione comunale milanese. Il giornalista, in particolare, si chiedeva se le concessioni facili che vengono contestate dai magistrati siano state offerte gratis o se con qualcosa in cambio.

Lo scorso 31 maggio, infatti, i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per tre funzionari dello Sportello unico dell'edilizia del Comune di Milano, accusati a vario titolo di lottizzazione abusiva, abuso edilizio e abuso d'ufficio. La denuncia, quindi, non riguarda articoli pubblicati su un quotidiano cartaceo o su uno online, ma tre post comparsi sui profili personali di Barbacetto.

La posizione dell'Ordine dei Giornalisti e la risposta di Sala

L'Ordine dei Giornalisti della Lombardia con una nota ufficiale ha chiesto al Comune di Milano di "rispettare la libertà d'espressione e il diritto all'informazione e di critica". Quella che è stata deliberata dalla giunta lo scorso 6 giugno è una querela per diffamazione che, "per quanto legittima, è uno strumento odioso quando proposto dal settore pubblico", continua l'Ordine: "E ancora più odiosa è la richiesta civile di danni. A disposizione della Pubblica amministrazione c'è il Consiglio di disciplina territoriale, che lavora a pieno ritmo".

Giuseppe Sala, invece, ha rivendicato la bontà della decisione presa dalla giunta "a tutela prima di tutto dei dipendenti del Comune di Milano". Il primo cittadino milanese ha detto: "Non è che uno può dare dei presunti ladri a dei funzionari amministrativi e pensare che non succeda nulla", aggiungendo che "nella discissione abbiamo sottolineato il fatto che era nostra responsabilità difendere i funzionari e i dirigenti del Comune".

Non sono dello stesso parere Carlo Monguzzi, Daniele Nahum e Alessandro Giungi che con una nota congiunta hanno chiesto che Sala "torni sui suoi passi". Secondo i tre consiglieri comunali, "lo strumento della politica per rispondere ad affermazioni dei mezzi di informazione che si ritengono infondate e offensive, deve sempre rimanere nel perimetro della risposta dialettica".

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