video suggerito
video suggerito

Il Comitato per il referendum sulla sanità in Lombardia: “La Regione non rispetta la legge per ostacolarci”

Il Comitato promotore del referendum sulla sanità lombarda ha chiesto al Consiglio Regionale che domani, 12 settembre, non voti sull’ammissibilità dei quesiti. Il motivo è che l’Ufficio di Presidenza non avrebbe rispettato la legge per motivi “esclusivamente politici”, cosa che porterà a un esito negativo della votazione.
A cura di Enrico Spaccini
94 CONDIVISIONI
Foto di repertorio
Foto di repertorio

L'ammissibilità del referendum sulla sanità lombarda non deve essere votata. A richiederlo è lo stesso Comitato promotore al Consiglio Regionale che si riunirà domani, martedì 12 settembre. I tre quesiti abrogativi proposti riguardano l'equivalenza pubblico-privato e l'estensione delle funzioni e dei servizi che il pubblico può delegare al privato. Tuttavia, secondo il Comitato, l'Ufficio di Presidenza, che ha deciso di non esprimersi a riguardo e rinviare tutto al Consiglio Regionale, non avrebbe rispettato le normative previste dalla legge sui referendum abrogativi e, quindi, l'esito della votazione di domani potrà essere solo negativo. Una mossa, dicono i promotori del referendum, che sarebbe stata "esclusivamente politica".

Il rinvio dell'ammissibilità dei quesiti dell'Ufficio di Presidenza

La proposta referendaria per l'abrogazione di tre passaggi della legge regionale sanità (la L.R. 33/2009 e le successive modifiche fino alla L.R. 22/2021) era stata depositata con le firme di più di 100 promotori il 27 luglio 2023. Dopodiché, il 25 agosto la maggioranza dell'Ufficio di Presidenza ha deciso di rinviare al Consiglio Regionale del 12 settembre la decisione sull'ammissibilità dei quesiti.

I rappresentanti del Comitato promotore, ovvero Marco Caldiroli, per Medicina Democratica, Vittorio Agnoletto, per l'Osservatorio salute, Massimo Cortesi, di Arci Lombardia, Federica Trapletti, di Spi-Cgil Lombardia e Andrea Villa di Acli Milano, sostengono che l'Ufficio di Presidenza non abbia mai fornito le motivazioni tecniche di questa decisione. Nella delibera del 25 agosto viene menzionato un "approfondimento effettuato dal Servizio legislativo e legale", del quale, però, non sarebbe stato fornito il testo nonostante la richiesta.

La lettera al Consiglio e all'Ufficio di Presidenza

Già lo scorso 7 settembre il Comitato ha inviato una lettera all'Ufficio di Presidenza e al Consiglio Regionale in cui chiede che non si proceda alla votazione sull'ammissibilità del referendum. Il motivo è proprio quello per cui l'Ufficio non avrebbe rispettato in diversi punti le normative previste dalla legge (la n.34/1983) che detta le Nuove norme sul referendum abrogativo della Regione Lombardia.

Secondo i promotori del referendum, si è trattata di "una decisione esclusivamente politica, senza rispetto né della lettera né dello spirito della legge". In pratica, "una violazione di un diritto, che prevede una valutazione giuridica e, in caso di parere negativo, lo svolgimento di un confronto con i promotori sui motivi ostativi. Invece, nessuna motivazione tecnica, nessuna risposta è stata data alle nostre richieste di chiarimenti".

Per questo motivo, il Comitato ha chiesto al Consiglio Regionale che decida di rimandare la questione all'Ufficio di Presidenza. Perché, affermano, deve essere lui a esprimere considerazioni giuridiche garantendo la legittimità di un referendum che "ha l'obiettivo di riportare al pubblico la funzione di programmazione, di controllo pieno della erogazione dei servizi garantendo universalità di accesso, gratuità e partecipazione".

"Votare l’inammissibilità sarebbe una grave forzatura"

“Se l’Aula votasse l’inammissibilità dei referendum, si compirebbe una grave forzatura e auspichiamo che questo non accada, anzi, che la parola venga restituita all’Ufficio di Presidenza che possa deliberare in modo più ponderato”. A scriverlo sono Emilio Del Bono, vicepresidente del Consiglio Regionale, e Jacopo Scandella, consigliere segretario. Entrambi componenti di minoranza dell'Ufficio di Presidenza, hanno voluto rimarcare con una nota che la procedura adottata con il rinvio della decisione di ammissibilità del referendum al Consiglio del 12 settembre "rischia di consegnare la valutazione di ammissibilità a ragioni politiche anziché a valutazioni meramente tecniche".

"La Legge regionale, per quanto datata, indica un percorso procedurale che a nostro parere non è stato seguito", continua la nota, "laddove prevede la convocazione del comitato promotore per una parziale o completa riformulazione dei quesiti in risposta ai rilievi di inammissibilità". Sebbene la legge sia datata, scrivono Del Bono e Scandella, questa fa rispettata: "Lo spirito della norma è di favorire la partecipazione attiva dei cittadini, sia per il Consiglio che per il suo Ufficio di Presidenza rimane il dovere di rispettare la legge e il diritto dei cittadini a chiedere di esprimersi".

94 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views