Il comandante dei Carabinieri di Asso non voleva reintegrare il brigadiere, per questo lo ha ucciso
Non voleva riammetterlo in servizio dopo la sospensione per motivi psichiatrici. Sarebbe questo il motivo che ha spinto il brigadiere Antonio Milia a discutere con il suo comandante Doriano Furceri e infine a ucciderlo. "L'ho ammazzato", avrebbe detto dopo aver trascorso la notte in caserma tenendo in ostaggio una collega.
La sospensione di Milia
Secondo quanto emerge da indiscrezioni in ambiti investigativi, Milia era stato sospeso negli stessi giorni in cui ad Asso è arrivato Furceri. Era lo scorso febbraio e il provvedimento era stato preso dai vertici della Compagnia di Como.
Il brigadiere Milia si era reso protagonista di alcuni comportamenti valutati come allarmanti e che avevano fatto emergere una tendenza suicida. Pare che il militare stesse vivendo un periodo di crisi nel suo matrimonio. La situazione era preoccupante, al punto che gli era stata tolta anche la pistola d'ordinanza.
Le ferie forzate
Milia era stato poi ricoverato al reparto di Psichiatria all'ospedale San Fermo della Battaglia di Como e, dopo essere stato dimesso, è rimasto in convalescenza per diversi mesi. Il via libera al reintegro in servizio è arrivato da parte della commissione medico ospedaliera di Milano qualche settimane fa. Un ente sanitario esterno all'arma che non ha imposto a Milia alcune limitazione.
Nonostante questo parere positivo, il comandante Furceri non lo riteneva in condizioni tali da poter tornare al lavoro. Per questo motivo lo aveva messo forzatamente in ferie. Fino a ieri pomeriggio, quando una nuova discussione ha portato all'aggressione e, infine, alla morte di Furceri.