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Il Cda della Triennale rinnova la fiducia a Stefano Boeri dopo le richieste di dimissioni: “Nessuna violazione”

Il Consiglio di Amministrazione della Triennale di Milano ha rinnovato la sua “piena fiducia” nei confronti del Presidente Stefano Boeri, indagato nell’inchiesta sull’appalto della Beic. Negli scorsi giorni un gruppo di 110 professionisti aveva chiesto le sue dimissioni dall’incarico.
A cura di Alice De Luca
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Il Consiglio di amministrazione della Triennale di Milano ha rinnovato la sua "piena fiducia" nei confronti del presidente Stefano Boeri, indagato per turbativa d'asta nell'inchiesta sull'assegnazione dell'appalto della Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. L'assemblea, che si è riunita oggi, giovedì 27 febbraio, non avrebbe rilevato nella condotta dell'architetto "elementi di incompatibilità con la carica di presidente né alcuna violazione del codice etico dell'istituzione".

La richiesta di dimissioni di Boeri firmata da 110 professionisti

La comunicazione del Cda è arrivata dopo che negli scorsi giorni un gruppo di 110 professionisti, tra architetti, urbanisti e artisti, ha firmato un'istanza di autotutela per chiedere la sospensione di Stefano Boeri dalla carica di Presidente della Triennale. Una domanda motivata dalle misure cautelari imposte dal gip all'archistar al termine delle indagini condotte a suo carico: l'interdizione per un anno dalle giurie per l'affidamento di contratti pubblici, oltre che il divieto di "concludere contratti con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere prestazioni di pubblico servizio".

Le indagini sulla Beic e le misure cautelari

Durante le indagini preliminari sulla gara d'appalto della Beic, i pm Paolo Filippini, Mauro Clerici, Giancarla Serafini e l'aggiunta Tiziana Siciliano avrebbero ricostruito una rete di presunti contatti preventivi e di conflitti di interessi non dichiarati tra Stefano Boeri, presidente della commissione giudicante, e gli autori del progetto risultato poi vincitore, Angelo Raffaele Lunati e Giancarlo Floridi. Architetti, questi ultimi, che risultavano essere anche ricercatori all'interno del dipartimento universitario di Boeri. Tali contatti sarebbero stati documentati anche da conversazioni su Whatsapp e Telegram tra l'archistar e Pier Paolo Tamburelli, architetto parte della cordata nel team vincitore.

Chiuse le fasi di indagine, la Procura aveva chiesto per Boeri gli arresti domiciliari, ma a seguito dell'interrogatorio preventivo il gip aveva deciso di escluderli, preferendo disporre per l'architetto la misura cautelare del divieto di contrattazione con la pubblica amministrazione. La stessa misura è stata prevista anche per l'architetto Cino Zucchi, accusato di turbativa d'asta insieme a Boeri in qualità di giudice della commissione d'appalto.

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