video suggerito
video suggerito

Il caso della psicosetta di Novara finisce in Parlamento, M5S presenta un’interrogazione: “C’è un vuoto normativo”

Stefania Ascari, deputata del movimento cinque stelle, ha presentato un’interrogazione in Parlamento nella quale sottolinea come la sentenza sulla psicosetta evidenzi la mancanza di leggi specifiche per la manipolazione psicologica in un gruppo. Cita Fanpage.it e dialoga con il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Per la Procura di Novara: “La prescrizione è sempre una sconfitta”.
A cura di Olga Mascolo
37 CONDIVISIONI
Immagine

Una interrogazione parlamentare rivolta ai ministeri della Giustizia, dell’Interno, e per la Famiglia, la Natalità e Pari Opportunità da parte della deputata Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle per chiedere di riempire un vuoto normativo, quello che riguarda le sette in Italia: a dare impulso a questa interrogazione è stata la sentenza sulla psicosetta delle bestie di Novara. La sentenza di primo grado dello scorso 10 gennaio si era infatti conclusa con 21 persone prosciolte, con la prescrizione del reato di associazione a delinquere con la finalità di abuso sui minori, con una sola condanna per violenza sessuale di gruppo a Barbara Magnani, coinquilina di Gianni Maria Guidi, capo del gruppo, e con nove assoluzioni per i reati contestati dalla pubblica accusa dal 2010 in poi.

Il processo e la sentenza

Per capire l'importanza dell'interrogazione parlamentare è necessario comprendere che l'esito del processo, durato due anni e mezzo, ha causato una grande sofferenza in alcune delle persone offese, Giulia e Caterina, che hanno raccontato di aver subito violenze sessuali in tenera età anche da parte dell’uomo a capo dell’organizzazione detta ‘delle Bestioline', Gianni Maria Guidi, morto poi il 15 marzo del 2023.

E infatti alla lettura del dispositivo della sentenza si sono abbracciate piangendo per 20 minuti: "Ho provato vergogna", ha detto una di loro girando le spalle ai giornalisti. "Sono molto delusa, Mi chiedo se servirà l’appello, perché significherebbe per me rivivere quelle sofferenze", ha spiegato Caterina. A Fanpage.it lo stesso procuratore Giuseppe Ferrando, nell’attesa di leggere le motivazioni della decisione della Corte d’Assise presieduta dal giudice Gianfranco Pezone, ha ribadito che l'esito della sentenza potrebbe essere dovuto a ragioni "in punta di diritto. La questione è molto complicata nel caso di specie. Non è stata riconosciuta l’aggravante della schiavitù psicologica. Manca un inquadramento giuridico".

E proprio perché sussiste un vuoto normativo, la deputata Ascari – che si occupa di sette da molto tempo ed è nella commissione di inchiesta per i fatti accaduti nella comunità Forteto – ha deciso di presentare un'interrogazione: "Il 25 gennaio ho sottoposto al Ministro Nordio il caso di Roberta, una giovane di 40 anni brillante e laureata, che in un momento di fragilità è entrata all’interno di una comunità in cui è stata sottoposta a manipolazione mentale e psicologica che l’ha portata alla morte. Oggi in Italia questo è possibile perché c’è un vuoto normativo intorno alle organizzazioni settarie". A Fanpage.it ha poi ribadito: "Sono tra i 2 e i 4 milioni gli italiani coinvolti e abusati in Italia da un gruppo settario, ma non è possibile dirlo con esattezza perché da 27 anni mancano i dati ufficiali del Ministero dell’Interno. E’ un fenomeno criminale sommerso. C’è bisogno di un’indagine conoscitiva".

Nel caso specifico della psicosetta di Cerano, le richieste di pena per gli imputati erano relative ai diversi ruoli che avrebbero avuto nell'associazione a delinquere che per l'Accusa era finalizzata a commettere reati sessuali, anche sui minori, con l’aggravante di di riduzione in schiavitù. L'aggravante non è stata però riconosciuta dalla Corte d'Assise perché la riduzione in schiavitù di solito è associata a condotte più materiali e meno psicologiche. Ma come scrive nella sua interrogazione la parlamentare, "la vicenda giudiziaria ha evidenziato ancora una volta la difficoltà a sanzionare condotte manipolatorie all’interno di contesti settari, spesso assorbite sotto altre fattispecie penali che non garantiscono adeguata protezione alle vittime".

La sentenza sembra avere messo in luce amaramente quanto manchi un perimetro in cui definire i reati. Un perimetro in cui le persone offese riescano a ottenere giustizia. Come si legge nel documento presentato alla Camera, la richiesta è di capire  "se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per colmare il vuoto normativo relativo ai reati di condizionamento psicologico e manipolazione mentale". Un vuoto che è stato lasciato dall’abolizione del reato di plagio nel 1981 per illegittimità: "Servirebbe una norma che possa delineare meglio il confine tra schiavitù e plagio", ha spiegato ancora il procuratore Ferrando.

Questo punto può essere compreso meglio comprendendo che alle dichiarazioni spontanee degli imputati, nelle quali è emerso un mondo filosofico meraviglioso e una comunità di condivisione per certi versi invidiabile e per la quale non vi è nulla di male, si alternano anche racconti di sottomissione psicologica. E, con Gianni Maria Guidi a capo, sono avvenute torture (su maggiorenni a volte consenzienti, a volte non) e abusi su minori anche molto piccoli. La vittima Giulia, per esempio, aveva 7 ai e non è l'unica.

Ed è anche sulla prescrizione dei reati di abuso su minori che la deputata chiede di agire valutando di abolire proprio la prescrizione per i reati di abusi su minori. Iniziativa sostenuta anche a livello europeo da varie associazioni. Il procuratore Ferrando sul punto ha infatti detto: "La vicenda della psicosetta di Novara è molto complicata. C'è un clima di omertà che dimostra quanto fosse un'organizzazione di quel tipo. Fa impressione a distanza di tutti quegli anni vedere le persone offese in lacrime dopo la sentenza. La prescrizione è sempre un po' una sconfitta dello Stato, perché i fatti sono avvenuti, ma è come se dicessimo: ‘Ci arrendiamo'. In questo caso non sono lenti i tempi della giustizia, ma perché i fatti emergono anni e anni dopo. È una materia grave e delicata e non spetta a noi dare indicazioni". E proprio l'omertà è confermata anche da chi scrive: è stato difficile riuscire a parlare con le persone coinvolte (sia vicini alle vittime, sia vicini agli imputati).

Un altro aspetto riguarda proprio la libertà di stampa. Ed è su questo punto che la deputata nell'interrogazione ha citato Fanpage.it e la difficoltà di raccontare. Nel nostro precedente articolo avevamo evidenziato come il processo fosse "stato caratterizzato da un atteggiamento ostile nei confronti della stampa, con accuse di linciaggio mediatico rivolte agli organi di informazione da parte delle difese". La deputata ha chiesto che vengano assunte "iniziative per salvaguardare la libertà di stampa e il diritto all’informazione".

È pacifico che non ci sia stato alcun linciaggio nei confronti degli imputati: della psicosetta di Novara, che agiva tra Milano, Pavia, Vigevano e Novara, se ne è parlato per qualche mese a seguito della conferenza stampa della Procura e della squadra mobile di Novara, nel 2020, in cui veniva raccontata l’indagine che avrebbe portato a giudizio 28 persone (tra cui Guidi morto, e un’altra organizzatrice dichiarata incapace di stare in giudizio).

La risposta del ministro Nordio

L'interrogazione della deputata è stata accolta positivamente da più parti. Marco Marzari, avvocato del Ce.Sap e Lorita Tinelli, psicologa esperta di sette, hanno così commentato: "L'interrogazione della parlamentare è molto positiva, è importante che si tenga viva l’attenzione. Siamo un po' scettici visti i precedenti". Non è infatti la prima volta che viene sollevato il problema. Anche Giulia, la vittima che ha denunciato la psicosetta di Novara facendo partire l’inchiesta,  ha commentato su un social: "È un punto di inizio".

Infine il ministro della Giustizia Nordio, che ha ritenuto importante l’argomento sollevato dalla deputata, ha risposto ieri alla deputata durante una discussione alla Camera, confermando: "Ha citato un vuoto normativo nelle organizzazioni settarie. È perfettamente vero. Da pubblico ministero ho fatto dei processi, non dico quali, e ci sono vuoti normativi".

37 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views