Il capo ultrà dell’Inter Andrea Beretta sotto sorveglianza speciale: “È pericoloso”
Andrea Beretta, attuale leader della Curva Nord dell'Inter, dovrà stare sotto sorveglianza speciale per un anno e mezzo. La misura era stata richiesta dalla Questura di Milano alcuni mesi fa per la "pericolosità sociale" dell'ultrà. Inserito tra i testimoni nel caso dell'omicidio di Vittorio Boiocchi, lo storico capo ultrà ucciso sabato 29 ottobre, a Beretta è stato imposto anche il divieto di dimora a Milano.
Le accuse
L'ultrà 47enne, secondo quanto ricostruito dalle indagini, sarebbe "responsabile di numerosi reati quali furto, rapina, sequestro di persona, violazione della normativa sugli stupefacenti, violenza e minaccia a pubblico ufficiale". Oltre che lesioni, minacce, "estorsione" e "molteplici" violazioni del Daspo a cui era stato condannato per la durata di 10 anni.
Tra gli ultimi episodi che gli vengono contestati, uno risale al 16 febbraio scorso. Fuori dallo stadio Giuseppe Meazza di San Siro, Beretta aveva minacciato un bagarino e lo aveva colpito "con calci e pugni". Anche per questo motivo, all'accusa di lesioni e violenza privata è stata aggiunta l'aggravante dell'odio "razziale-regionale". Infatti, alcuni testimoni ricordano che Beretta gli ha detto: "Noi siamo della curva, qua i napoletani non li vogliamo".
L'ammissione davanti ai giudici
Davanti ai giudici, con l'avvocato al proprio fianco, il 47enne leader della Curva ha riconosciuto "di aver fatto degli sbagli, legati alle problematiche di gestione dei gruppi organizzati della Curva Nord" e ha spiegato che avrebbe violato il Daspo in certi casi per la "necessità di tenere sotto controllo alcune situazioni".