Il brigadiere che ha ucciso il comandante ad Asso: “Aveva ragione lui, non dovevo tornare in servizio”
Davanti ai magistrati del Tribunale militare e della Procura di Como aveva detto di essere rimasto sorpreso dalla sua riammissione. Il brigadiere Antonio Milia era rientrato in servizio alla caserma di Asso, in provincia di Como, al termine di un percorso di cura psichiatrica. La sera del 27 ottobre, però, ha ucciso con tre colpi di pistola il luogotenente Doriano Furceri ed è rimasto barricato nell'edificio per circa 13 ore. Ora dovrà essere valutata la sua condizione mentale e da chiarire i criteri adottati per la sua riammissione.
L'interrogatorio
Durante il primo interrogatorio di venerdì, quello sostenuto davanti ai magistrati, aveva ammesso di aver ucciso Furceri: "L'ho ammazzato". Oggi, davanti al Tribunale militare di Verona e in presenza del suo avvocato, il brigadiere 57enne Milia dovrà rispondere dell'accusa di omicidio volontario e lesione aggravata.
Milia dovrà decidere se confessare di nuovo di aver sparato per tre volte a Furceri e, una volta uscito dalla caserma, di aver ferito a una gamba un militare del Gis impegnato nell'incursione. Il racconto che aveva fornito venerdì ha lasciato diversi spazi da riempire, dovuti a un'evidente confusione mentale e a diversi vuoti di memoria che hanno reso la ricostruzione poco precisa.
L'autopsia
Sempre oggi, 31 ottobre, è previsto anche l'autopsia sul corpo del luogotenente Furceri. In questo modo potrà essere ricostruita l'esatta modalità dell'omicidio. Secondo una prima ricostruzione, Milia avrebbe esploso tre colpi a distanza ravvicinata e frontalmente.
Rimarrà, poi, da capire se Milia in quel momento era in grado di comprendere il significato e la gravità di cosa stesse facendo. Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare una richiesta di perizia o comunque di una consulenza psichiatrica per il brigadiere.
Gli accertamenti
Sarà, inoltre, essenziale ricostruire anche la storia clinica del carabiniere. In un primo momento era stato ricoverato nel reparto di Psichiatria dell'ospedale di San Fermo della Battaglia a Como, prima di trascorrere diversi mesi in convalescenza. Poi, una volta rientrato in servizio, lo stesso Furceri lo aveva mandato in ferie forzate.
Probabilmente verranno disposti accertamenti anche sulle modalità e sui criteri che la Commissione medica dell'ospedale militare (ente sanitario esterno all'arma) ha adottato nel momento in cui ha ritenuto che Milia fosse idoneo a rientrare in servizio.