Il barista ucciso a colpi di pistola conosceva il suo assassino, l’agguato forse per vendetta
L'agguato è stato ripreso dalle numerose telecamere di sorveglianza installate in piazza Angilberto II nel quartiere milanese Corvetto. Un uomo con il volto coperto entra nel Bar Milano, si avvicina a Ruiming Wang e spara. Poi, quando si era già incamminato verso l'uscita, l'assassino si volta, va verso il corpo ormai a terra del titolare, ed esplode altri colpi a distanza ravvicinata. Per gli inquirenti, aveva paura di essere riconosciuto dalla vittima se mai fosse sopravvissuta. Quindi doveva essere certo che Wang non si sarebbe mai più rialzato.
Le ipotesi degli inquirenti
I due, quindi, probabilmente si conoscevano. Ecco perché i poliziotti della sezione Omicidi, diretti da Marco Calì e Domenico Balsamo, stanno lavorando soprattutto sulla vita e sulle frequentazioni della vittima.
Tra le ipotesi c'è quella di una vendetta da parte di un cliente, magari in seguito a un litigio. Non si esclude nemmeno la pista di un affare tra connazionali, una questione di soldi. Anche se dalle prime indagini sembra la meno probabile.
Wang e il suo Bar Milano frequentato da pregiudicati
Wang viveva a Milano da più di dieci anni. Più o meno dallo stesso tempo gestiva il bar di piazza Angilberto e non ha mai avuto problemi con la giustizia, tantomeno legami con il mondo dello spaccio di droga. Da locale, poi, non è sparito nulla: chi lo ha ucciso lo ha fatto perché lo voleva morto, non per rapinarlo.
Il barista 35enne viveva con la moglie nello stesso palazzo che ospitava il suo bar. I residenti lo ricordano come una "brava persona", ma non manca chi dice di non aver mai pensato di mettere piede nel suo locale, pieno di "spacciatori, ubriachi, casino". Che avesse una clientela particolare era risaputo, al punto che negli anni ha ricevuto decine di controlli e la Questura per tre volte ne ha disposto la sospensione della licenza perché frequentato da pregiudicati.