Il 26enne che ha sequestrato il vigilante nel Duomo di Milano è incapace di intendere e di volere
Il ragazzo di 26 anni che lo scorso 12 agosto ha tenuto in ostaggio con un coltello puntato alla gola un vigilante nel Duomo di Milano, arrestato con l'accusa di sequestro di persona e resistenza a pubblico ufficiale, è incapace di intendere e di volere. Questo quanto attesta la perizia richiesta dal giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino che indaga su quanto avvenuto nella cattedrale milanese.
La perizia ha accertato la sua pericolosità sociale
La perizia voluta dal gip ha poi accertato la sua pericolosità sociale, motivo per cui ora il 26enne potrebbe essere trasferito in una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza. Una volta portato al carcere di San Vittore, l'aggressore, interrogato dagli inquirenti, aveva riferito frasi a caso, come "mi hanno drogato", prima che il suo legale gli consigliasse di avvalersi della facoltà di non rispondere. Al termine del processo, dovesse essere assolto per infermità mentale, dovrà rimanere nella struttura, una Rems (ex ospedale psichiatrico). Sempre qualora il giudice confermasse la sua pericolosità sociale.
La ricostruzione dell'aggressione
I momenti di paura vissuti nel Duomo di Milano sono cominciati verso le 13 di mercoledì 12 agosto quando il ragazzo era stato avvicinato dal vigilante nei pressi dell'altare. Solo a quel punto il 26enne ha estratto il coltello puntandolo alla gola dell'uomo della sicurezza e costringendolo a inginocchiarsi. Immediato l'intervento delle forze dell'ordine che hanno evacuato la cattedrale avviando la negoziazione con l'aggressore per farlo desistere dai suoi intenti criminali. Alla fine, i poliziotti della Questura di Milano erano riusciti a disarmarlo e bloccarlo a terra prima di mettergli le manette ai polsi. Sin da subito era stata esclusa la matrice terroristica.