Ibrahim ha passato da solo la frontiera con la Slovenia a 17 anni: “Non si rischia la vita senza un motivo”

Ibrahim è arrivato in Italia a 17 anni: ha lasciato la Turchia con la speranza di poter aiutare la sua famiglia. A Fanpage.it, ha raccontato il viaggio difficoltoso, gli episodi di razzismo subito e le sue speranze.
A cura di Ilaria Quattrone
43 CONDIVISIONI
Immagine

Ibrahim è arrivato in Italia, precisamente a Biella e poi a Milano, all'età di 17 anni. Come tanti altri minori stranieri non accompagnati, ha lasciato la sua terra e la sua famiglia con la speranza di un futuro migliore. Una volta a Milano, è stato accolto dalla cooperativa sociale Il Melograno che ancora oggi lo assiste e lo aiuta per garantirgli un'adeguata assistenza, formazione e un inserimento lavorativo.

Per poter raccogliere il denaro necessario per partire, Ibrahim ha lavorato sodo per un anno e mezzo insieme a suo fratello e sua madre.

Per 365 giorni, i tre hanno risparmiato ogni lira turca evitando a volte anche di comprare cibo. Sono stati anche costretti a vendere il loro bestiame e tutto ciò che avevano. Alla fine, sono riusciti a racimolare 5.500 euro. Dopo un viaggio faticoso, tra autobus e boschi, il 17enne è arrivato in Italia.

Il suo obiettivo è quello di raccogliere più soldi possibili da mandare alla famiglia rimasta in Turchia: "Nessuno rischia la sua vita, senza un valido motivo", precisa a Fanpage.it spiegando perché è stato obbligato a lasciare un Paese dal quale, se avesse potuto, non sarebbe mai andato via.

Ibrahim, cosa ti ha spinto a partire e lasciare la tua famiglia in Turchia? 

Quando ero in Turchia il mio sogno era diventare un dottore, anche i miei genitori volevano
che io lo diventassi, ma a causa del Covid-19 e di alcuni problemi economici, ho dovuto interrompere gli studi.

Ho iniziato a lavorare già da minorenne, ma dopo un po' ho capito che non potevamo più andare avanti in quel modo. Non ho mai pensato di andare in un altro Paese. Non è stato facile venire qua. Ma ho deciso di farlo solo per aiutare la mia famiglia.

Quanti anni avevi quando sei partito?

Avevo 17 anni.

La tua famiglia è rimasta in Turchia?

Sì, sono tutti in Turchia.

Descriveresti il viaggio che hai dovuto affrontare per arrivare in Italia? 

Abitavo a Kahramanmaras. Sono arrivato a Istanbul con il bus. Ho preso un aereo e sono arrivato in Bosnia ed Erzegovina. Sono rimasto solo una notte in un hotel, poi mi sono spostato in un altro posto sempre in Bosnia, con il bus e sono rimasto lì altri due giorni.

Sono partito con altre persone verso la Croazia, ma durante il viaggio ci hanno fermato alcuni poliziotti croati e ci hanno rimandato indietro in Bosnia. Dopo due giorni ci abbiamo riprovato e siamo riusciti ad arrivare in Croazia, dormendo anche nei boschi e camminando per tanto.

Quando vedevamo che passavano delle macchine ci nascondevamo per non farci vedere. Dopo la Croazia siamo passanti in Slovenia per poi arrivare in Italia e precisamente a Biella.

Come sei arrivato a Milano? 

A Biella siamo andati in questura. Durante i dieci giorni in cui sono stato in quella città, ci siamo spostati in vari hotel fin quando ci hanno detto che non avevano trovato una comunità per minori libera. Quindi siamo stati trasferiti a Milano.

Quando sei arrivato a Milano, hai fatto una visita in ospedale per l'accertamento dell'età?

Un giorno siamo andati in ospedale per un esame necessario per farci rilasciare un documento. Era un ospedale pediatrico. Lì mi hanno fatto una specie di test. Poi siamo scesi al piano di sotto dell'ospedale, penso che fosse per i risultati dei test o qualcosa del genere, mentre aspettavamo lì, sentivo alcune persone parlare.

Io non sapevo ancora bene l'italiano, non capivo cosa dicessero. Poi è arrivato un medico di mezza età e ha iniziato a chiedermi con dei gesti il motivo per cui fossi lì. Ho capito che non mi voleva. Non voleva gli stranieri. Mi è dispiaciuto.

Ti aspettavi un comportamento simile da un dottore? 

Non mi aspettavo un comportamento del genere da un medico. Era istruito e sicuramente aveva fatto l'università, ma era razzista e lo si percepiva da ogni mossa che faceva. Mi chiedeva: "Perché sei qui, perché non sei nel tuo Paese". Ho capito che una persona non razzista non mi avrebbe fatto quelle domande.

Se avessi la possibilità di incontrare nuovamente il dottore, cosa gli diresti?

Se avessi la possibilità di incontrarlo di nuovo vorrei dirgli che nessuno rischia la sua vita per andare in un altro Paese senza un valido motivo. Le persone durante il viaggio possono anche morire per strada o in barca. Nessuno lo farebbe mai per divertimento.

Quanti soldi hai speso?

Per venire in Italia ho speso circa 5.500 euro.

Dove hai trovato i soldi per pagare il viaggio?

Io, mio fratello e mia madre abbiamo dovuto lavorare un anno e mezzo senza spendere una lira turca nemmeno per mangiare. Abbiamo venduto tutto quello che avevamo, comprese le bestie. Durante il viaggio per  venire qui se avessi avuto la possibilità di tornare indietro lo avrei fatto, non è stato facile. Non lo consiglierei nemmeno a mio fratello di venire qui in questa maniera, piuttosto lavorerei più del dovuto per farlo venire nel modo giusto.

Quanti soldi avevi quando sei arrivato in Italia?

Quando sono arrivato in Italia non avevo nulla che potesse valere qualcosa. Avevo 50-100 euro, il cellulare che mi serviva per comunicare con la mia famiglia. Al di là di quello non avevo altro da poter vendere.

Com'è la vita in una comunità per minori?

Mi trovo bene e sono molto contento di essere qua. Non ho mai avuto problemi. Chi lavora qua è bravo, diligente. Ogni tanto ci facciamo anche alcuni scherzi.

Hai fatto amicizia nella comunità?

Sì, c’è un ragazzo turco che è il mio compagno di stanza con cui sono diventato amico. Ho stretto amicizia anche con gli altri che vivono qui.

Cosa fai in Italia ora?

Lavoro in una cooperativa. La sera poi dalle 17 alle 20 vado a scuola.

Che lavoro vorresti fare ora?

Quando sono arrivato in Italia non avevo un'idea precisa di quale tipo di lavoro avrei potuto fare, ma dato che prima lavoravo come elettricista, mi piacerebbe continuare a farlo. La cosa più importante per me è aiutare la mia famiglia. Se dovessi  però dire qual è il mio sogno, sarebbe quello di aiutare altre persone.

Torneresti in Turchia?

Voglio lavorare qui per un po' e poi, una volta che avrò abbastanza soldi, tornare in Turchia. Voglio tornare di nuovo nel mio Paese e voglio vivere di nuovo con la mia famiglia.

43 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views