I soccorritori che hanno salvato Ottavia Piana, la speleologa intrappolata: “Scherzava con noi”
"Stavolta ho fatto un guaio, l'ho combinata davvero grossa...". Sono state le prime parole che Ottavia Piana, 31 anni, ha detto ai primi soccorritori che domenica pomeriggio si sono calati fino a oltre 150 metri di profondità nelle grotte di Bueno Fonteno (Bergamo): lì, in un minuscolo crepaccio, era rimasta intrappolata la giovane speleologa, dopo essere appena precipitata durante un'esplorazione in compagnia.
"Ottavia era tranquilla e serena"
Una testimonianza, riportata da Corriere Bergamo, che si aggiunge a quella del fratello Lorenzo. "Era tranquilla e serena, l’ho vista sollevata", racconta. "Non è stato piacevole, ma sapevamo che non si era fatta niente di grave. È sempre stata vigile e cosciente, e questo ci ha rincuorato". Un atteggiamento calmo e positivo che la ragazza avrebbe mantenuto per tutta la durata dei soccorsi, ben 48 ore, fino alla tarda mattinata di martedì 4 luglio. Un giorno e due notti in un cunicolo profondissimo dove la temperatura oscilla intorno ai 6 gradi, e il tasso di umidità sfiora il 100 per cento. Per di più, con una gamba rotta e i traumi per la caduta.
Due notti intrappolata tra il freddo e l'umido
Un sangue freddo non comune. Come non comune è stato il lavoro che la task force impegnata nel salvataggio, e formata da ben 72 esperti del soccorso alpino e speleologico, ha eseguito per ben 48 ore di fila, nel tentativo di trasportare la 31enne infortunata sulla barella attraverso un ambiente così angusto, fatto di cunicoli oscuri e vere e proprie cascate d'acqua.
"La grotta in cui era intrappolata Ottavia era particolarmente ostile", ha raccontato a Fanpage.it Corrado Camerini, coordinatore del team. "Pensate a un tunnel dove per passare dovete muovervi strisciando, facendo pressione sulle pareti con entrambe le mani. In questa situazione non è facile trasportare una barella", le sue parole. "La maggior parte delle grotte in Italia sono scavate dall’acqua e quindi sono a misura d’acqua, non di uomo. E spesso l’acqua, come in questo caso, è ancora presente".