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I profitti del traffico illecito di rifiuti riciclati in una squadra di calcio: la società sotto sequestro

Un’organizzazione criminale era attiva in Italia e in Germania nel traffico illecito di rifiuti e false fatturazione: i proventi illeciti sono stati riciclati anche per acquistare alcune quote di una squadra di calcio.
A cura di Giorgia Venturini
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Dalle prime ore di oggi mercoledì 15 febbraio forze dell'ordine italiane e tedesche sono impegnate in un'operazione contro il traffico illecito di rifiuti e false fatturazione e attività di riciclaggio. Un giro di affari che ha visto coinvolti più Paesi.

Le indagini in Italia e in Germania

Stando a quanto riferiscono i carabinieri, le indagini sono state coordinate da Eurojust per i profili internazionali, con il supporto di Europol. Nella maxi operazione è stato coinvolto il Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Milano e dell’Ufficio Federale di Polizia Criminale (BKA) di Monaco di Baviera (Germania). Indagini coordinate dalla Procura di Milano, dalla Procura di Monaco e dalla Procura di Reggio Calabria.

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La Direzione Distrettuale Antimafia, che ha condotto l'operazione "Black Steel", ha svelato l'esistenza di un'associazione per delinquere con a capo un 56enne originario di Locri, in provincia di Reggio Calabria: l'uomo è titolare di un'impresa che opera sia in Italia che all'estero e che si occupa di trattamento e commercio di metalli ferrosi. Le sedi operative dell'azienda sono anche a Cressa, in provincia di Novara, Paderno Dugnano, alle porte di Milano, e Dairago, paese anche questo nel Milanese. Altra società coinvolta ha sede legale a Torino.

Il modus operanti utilizzato dalla società era lo stesso: i rifiuti venivano regolarmente acquistati o ottenuti illegalemente. Poi venivano rivenduti direttamente alle acciaierie e fonderie (o a commercianti di rottami ferrosi) facendo risultare che fossero stati sottoposti a operazioni di recupero presso impianti dell’organizzazione che gli avessero fatto perdere la qualifica di rifiuti.

Come spiegano in una nota i carabinieri "per ridurre ancora notevolmente i costi e massimizzare i profitti illeciti, tali operazioni non sarebbero mai avvenute e i rifiuti sarebbero stati trasformati solo documentalmente in non rifiuti (end of waste) attraverso la compilazione fraudolenta di fittizie dichiarazioni di conformità e di documenti di trasporto (DDT) ideologicamente falsi, emessi da società le quali sugli stessi non avrebbero eseguito alcun trattamento, ma si sarebbero limitate a simularlo".

E ancora: l'organizzazione criminale avrebbe gestito illecitamente considerevoli volumi di rifiuti speciali anche pericolosi. Nel dettaglio, tra gennaio 2020 e marzo 2021 circa 6.500 tonnellate di rifiuti provenienti dal trattamento e recupero di cavi impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose sarebbero stati ritirati da un impianto di trattamento rifiuti di Arcisate, in provincia di Varese.

L'organizzazione li classifica però come "non pericolosi" senza mai però aver eseguito le corrette procedure: tutto era documentato con falsi certificati di analisi al fine di far rientrare il materiale nella così detta "lista verde".

Nel mirino delle indagini una squadra di calcio

Sarebbero 18 i destinatari della misura cautelare. In mattinata è stato disposto anche il sequestro di beni per un valore complessivo pari a circa 90 milioni di euro: per i militari la somma di denaro corrisponde al profitto illecito dell'associazione criminale che solitamente venivano reinvestiti nello stesso traffico illecito di rifiuti o in altre attività lecite. Tra le attività nel mirino della indagini c'è anche l'acquisto di quote di una società di calcio. Si tratta del Novara Football club: i proventi illeciti – secondo gli inquirenti – sarebbero stati riciclati proprio per l'acquisto in parte della squadra di Serie C. Ora il giudice per le indagini preliminari di Milano ha disposto il sequestro preventivo della società.

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