I legali di Alberto Genovese chiedono assoluzione per le altre violenze sessuali e pena minima per pedopornografia
Nell'ultima udienza del secondo filone di indagini a carico di Alberto Genovese, l'imprenditore del web condannato a 6 anni e 11 mesi per aver drogato e violentato due ragazze nel 2020, i suoi avvocato hanno chiesto l'assoluzione dell'imputato per i reati di abuso sessuale su altre due ragazze, sia per il reato di intralcio alla giustizia (Genovese avrebbe pagato una modella per ritrattare durante il primo processo per stupro). Mentre è stato chiesto il minimo della pena per la detenzione di materiale pedopornografico. La decisione è nelle mani della gup Chiara Valori che arriverà il 12 luglio.
Non solo, nella stessa udienza, i legali di Genovese hanno anche chiesto di convertire 10 mesi di detenzione da scontare per evasione fiscale in 75mila euro. Secondo le indagini della Guardia di finanza, l'uomo avrebbe usato una holding per gestire flussi finanziari ed evadere fino a 4 milioni e 400mila euro tra il 2018 e il 2019. La Gup Valori esprimerà una decisione al riguardo nella prossima udienza del 2 luglio.
Il secondo filone di indagini per abusi sessuali e intralcio alla giustizia
Il secondo filone di indagini nei confronti di Alberto Genovese lo vede indagato per abuso sessuale e intralcio alla giustizia. Avrebbe violentato due ragazze rese incoscienti dalla droga tra marzo 2019 e novembre 2020. Le vittime sarebbero due modelle, una di 22 anni e l'altra di 28. La Procura di Milano aveva chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi per l'imprenditore: nell'udienza di ieri, i suoi legali hanno chiesto l'assoluzione nel processo con rito abbreviato.
Genovese è accusato anche di intralcio alla giustizia. Sembra che, insieme al suo amico Daniele Leali, abbia chiesto a una modella di 18 anni (vittima di Genovese nel primo processo) di ritrattare in cambio di poche migliaia di euro. Anche per questa accusa, la difesa, composta dai due avvocati Scuto e Ferrari, ha chiesto l'assoluzione.
La detenzione di materiale pedopornografico nella cartella Bibbia 3.0
Ma ancora non è finita. Alberto Genovese è accusato di detenzione di materiale pedopornografico. All'interno del suo computer è stata trovata una cartella denominata Bibbia 3.0, in cui c'erano numerosissime di immagini di minorenni privi di vestiti o in atteggiamenti sessuali espliciti. Per questo reato, la difesa ha chiesto il minimo della pena.
Si tornerà in aula il 2 luglio. Saranno sentiti i legali dell'ex fidanzata di Genovese, imputata in abbreviato per uno degli episodi di abusi e per una tentata violenza. Così come il Gup Chiara Valori deciderà sul reato di evasione fiscale. Per quanto riguarda le assoluzioni richieste e gli sconti di pena, si dovrà aspettare il 12 luglio.