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Omicidio di Eros Di Ronza

I gestori del bar che hanno ucciso un rapinatore andranno ai domiciliari, il giudice: “Frustrati da altri furti”

Per i gestori del bar di Milano, accusati di aver ucciso l’uomo che aveva rapinato il loro locale, sono stati disposti gli arresti domiciliari. La giudice ha spiegato che il delitto è maturato in un contesto particolare per i due arrestati.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nella giornata di oggi, sabato 19 ottobre, la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano Tiziano Gueli ha disposto gli arresti domiciliari per Shu Zou e Liu Chongbing, gli uomini di trenta e 49 anni che gestiscono un bar in viale Cermenate a Milano e che sono stati accusati di omicidio volontario in concorso per la morte del 37enne Eros Di Ronza. L'uomo è stato ucciso con 36 forbiciate dopo aver tentato di rubare dei Gratta e vinci proprio nel locale dei due indagati.

Nella giornata di ieri, venerdì 18 ottobre, si è svolto l'interrogatorio di garanzia nel carcere di San Vittore a Milano. Il trentenne ha spiegato di aver inseguito e raggiunto Di Ronza: "È stata una reazione a un’aggressione del ladro. Ho avuto paura e l’ho colpito". Il 49enne, zio del trentenne, ha detto di essere estraneo ai fatti: in casa sua, in una bacinella, è stata trovata però una vestaglia intrisa di sangue. 

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La giudice ha confermato la qualifica di omicidio volontario. Per la giudice non è ammissibile, nel nostro ordinamento, farsi giustizia da sé. Ha però spiegato che il delitto è maturato in un contesto particolare dove i due arrestati, che cooperano nella gestione del bar di famiglia, avevano subito diversi furti.

Nonostante questo però, la dinamica del fatto – Di Ronza è stato ucciso con almeno trenta forbiciate ed è stato visto strisciare a terra e gridare aiuto – e l'intensità dell'aggressione esercitata, lasciano pensare che sussista il pericolo di reiterazione di ulteriori condotte di violenza personale. Proprio per questo motivo, è stata disposta la misura degli arresti domiciliari. La giudice infatti non ha ritenuta "necessaria" quella del carcere.

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