I compagni di squadra di Dimitri Roveri, morto in campo: “Non ci sono parole, aiuteremo tuo figlio”
Mancavano 20 minuti al fischio finale della partita contro il Casalpoglio. In quel sabato pomeriggio, la Quingentole si stava giocando per la prima volta dalla sua fondazione la fase finale del torneo. Una squadra di amici, che per molti è diventata quasi una famiglia. I “fluminensi” di Mantova sognavano la vittoria della Open League Uisp, guidati dal loro capitano Dimitri Roveri. Il numero 6 rosso-verde, però, quella partita non la finirà mai, stroncato in campo da un malore. I suoi compagni di squadra e suoi amici hanno avviato una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe: "Per aiutare Sara e il piccolo Edo”.
Il numero 6 sulle spalle
Che a settembre sarebbe nato un maschietto lo aveva annunciato con la compagna Sara Malaguti solo una settimana fa. Con il numero 6 sulle spalle, Roveri teneva unita la squadra dalle linee del centrocampo. Ora sono i suoi compagni di squadra che devono tenere unita la famiglia. "Non ci sono parole per descrivere la tremenda situazione dopo la scomparsa di Dimtri", recita la descrizione della raccolta fondi che, in meno di 24 ore, ha accumulato quasi 8mila euro. Dimitri aveva 28 anni. È morto nella serata di sabato 7 maggio al San Raffaele di Milano per arresto cardiocircolatorio. Era stato portato all'ospedale con l'elicottero dopo che i primi soccorsi del 118 avevano già eseguito manovre di rianimazione e lo avevano intubato. Si era accasciato in campo a palla lontana. La prima a intervenire in campo è stata sua sorella Nicol, autorizzata all'uso del defibrillatore. Era seduta in panchina in quanto presidente della Quingentole, la squadra mantovana che con i suoi colori richiama la tradizione del calcio brasiliano. Quelle strisce verticali sottili, rosse e verdi, indossate da calciatori come Deco, Thiago Silva, Romario e Ronaldinho quando giocavano per la Fluminense di Rio de Janeiro.
Il "capitano Dima"
Sugli spalti, a guardare la prima partita di playoff contro la Polisportiva Casalpoglio c'era tutta la famiglia: la sua compagna Sara, incinta di Edoardo, la mamma Mara Gibertoni e il padre Angelo, che alla fine degli anni ‘7o giocava al Genoa. Era soprannominato "Dima", il "capitano Dima". "Una grande persona solare e fantastica con tutti", lo descrivono i suoi amici. Era nato e cresciuto a Quingentole. Per lavoro si era allontanato di pochi chilometri, era operatore sanitario in una Rsa di Schinevoglia. Il calcio era una componente fondamentale della sua vita. Aveva già comprato il biglietto per assistere alla partita di domenica tra l'Hellas Verona e il suo Milan. Sui social si moltiplicano i saluti al capitano Roveri: "Sarai sempre con noi, 6persempre".