I “bigini” sono nati a Milano, la storia dei libretti tascabili che hanno salvato migliaia di studenti

I "bigini" sono tutti e da sempre di color marrone. Perché? Per confondersi meglio con i banchi di scuola. Così questi famosi libretti tascabili hanno salvato migliaia di studenti di diverse generazioni da interrogazioni ed esami di ogni materia scolastica. Quello che non tutti sanno, però, è che i bigini sono stati inventati da un professore milanese all'inizio del secolo scorso.
La storia dei bigini e di Ernesto Bignami
Ernesto Bignami nacque a Milano nel 1903. Dopo gli studi liceali si laureò in Lettere presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano. Nel 1927 conseguì una seconda laurea, questa volta in Filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. In seguito agli anni universitari, si dedicò alla professione dell'insegnamento. Dopo aver girato per diversi licei arrivò, come docente di ruolo in letteratura e filosofia, al Liceo Classico Parini di Milano.
È proprio qui, tra le aule scolastiche, che Bignami sviluppò un amore incondizionato per i suoi studenti tanto che, si racconta, per aiutarli a studiare sembra che dettasse loro dei riassunti da utilizzare in preparazione di test ed esami. Furono proprio i suoi studenti, dunque, a chiedergli di stampare delle copie di questi riassunti che contenevano i punti chiave di ogni argomento. Fu questo a far accendere una lampadina nella mente del professore che, nel 1931, ebbe l'idea di fondare la casa editrice Bignami (prima sotto il nome di Casa Editrice Ernesto Bignami, poi Edizioni Bignami) per pubblicare i riassunti tascabili di ogni argomento affrontato a scuola.
L'origine e il significato del termine bigino
All'epoca, negli anni Trenta del Novecento, gli studenti milanesi erano soliti riferirsi a qualsiasi materiale che potesse aiutare nello studio con il termine di "bigini". L'origine del termine è ignota anche se, secondo l’Accademia della Crusca, si ipotizza un possibile legame con un altro termine tipico del dialetto milanese: “bigiare” che letteralmente significa saltare o marinare la scuola.
Con il tempo, però, la fama di questi riassunti tascabili è cresciuta talmente che il termine ha finito per essere utilizzato per indicare esclusivamente questi specifici libretti e non più un materiale generico di studio. Una particolarità che ha reso iconici nel tempo i bigini è il colore marrone della copertina, pensato per fondersi e confondersi perfettamente sui banchi scolastici, e permettere agli studenti di utilizzare più agevolmente i libretti.
Seppur non comparabile alla fama di cui i bigini godevano nel secolo scorso, questi tascabili continuano a essere pubblicati e, ancora oggi, conservano grande popolarità tra i banchi di scuola non più soltanto milanesi, ma di tutta Italia.