“Ho perso il lavoro per colpa dei treni sempre in ritardo”: licenziata una pendolare di 35 anni
Una 35enne ha perso il suo impiego a causa del ritardo dei treni. Deborah Simeone, intervistata dal Corriere della Sera, ha raccontato come fino a pochi giorni fa lavorava come portinaia in un palazzo signorile in zona Wagner a Milano. Per due anni non ha mai fatto un ritardo, ma da quando si è trasferita ad Abbiategrasso tutto è cambiato: "Ci mettevo più di quattro ore", ha spiegato la 35enne, "nonostante il tempo di percorrenza stimato sia di soli 24 minuti".
Quattro ore di viaggio per lavorare quattro ore
Per andare a Milano, per Abbiategrasso passano due linee ed entrambe promettono di arrivare in centro città nel giro di 25 minuti, anche perché la distanza è pari a circa 20 chilometri. Così ogni mattina Simeone doveva salire sul treno della Mortara-Milano per andare a lavorare. Tuttavia, a causa dei ritardi spesso il tempo di percorrenza aumentava fino alle quattro ore a viaggio. Tranne nei casi in cui la corsa veniva del tutto soppressa.
"È un disagio che l'utente scopre solo arrivando in stazione", ha denunciato la 35enne, "conosco pendolari che partono alle 6 per arrivare alle 8.30 in ufficio ma il mio era lavoro part-time, non potevo stare in giro quattro ore per lavorarne solo altre quattro". In otto mesi ha ricevuto due lettere di richiamo per i ritardi e, alla fine, lasciare quel posto è stata una decisione consensuale con il datore di lavoro: "Sapeva che non mentivo sui ritardi, ma ovviamente non si poteva andare avanti così".
"Tra le peggiori tratte d'Italia"
Simeone ora si dice "in un certo senso sollevata" per aver perso quel lavoro, perché fare tutti i giorni quel tragitto la stava "ammalando". La 35enne, infatti, sostiene come la tratta Mortara-Milano sia "tra le peggiori d'Italia: si viaggia ammassati, d’estate al caldo, d’inverno al gelo". Sarebbe anche per questo motivo che in molti avrebbero deciso di "non rinnovare gli abbonamenti e di non pagare i biglietti, tanto nessuno controlla".
Insomma, i treni che non vengono soppressi sono pochi e quelli che arrivano sono pieni di pendolari: "Andavo a dormire la notte pensando se il treno ci sarebbe stato l’indomani o che viaggio mi aspettava", ricorda ancora la 35enne. Ormai Simeone ha perso quel lavoro e si sta muovendo per cercare un altro impiego, magari in un ristorante vicino casa. Quello che è certo, è che il viaggio non lo farà in treno: "Così sarò sicura di non dover fare i conti con i ritardi per lavorare".