“Ho fatto il caffè a papà mentre moriva in ospedale”: la storia di Marco, che ha sfidato i No Vax
Si è trovato in piazza della Vittoria per caso mentre stava accompagnando la ragazza dall'estetista e si è imbattuto nella manifestazione dei No Green Pass, alla quale hanno preso parte anche diversi No Vax. Così, Marco, ragazzo di 22 anni di Lodi che l'anno scorso ha perso il padre medico, Marcello Natali, proprio a causa del Covid, li ha sfidati, raccontando la sua storia spiegando che con il vaccino suo padre sarebbe ancora con lui. Suo padre Marcello è stato uno dei primi camici bianchi a morire a causa del virus. Aveva 57 anni.
Perde il padre medico per il Covid, No Vax lo insultano
Come raccontato da Marco al Corriere della sera, all'inizio non si era accorto della manifestazione negazionista: "Ho visto un capannello di gente che sembrava in festa, ho pensato a un matrimonio e mi sono avvicinato". Lì ha realizzato: in piazza c'erano centinaia di persone contro quella che viene definita "dittatura sanitaria". Marco spiega che avrebbe voluto andarsene in quanto ma poi qualcuno ha esclamato: "Li hanno uccisi in ospedale, non è stato il Covid. L’ho letto su un sito straniero, lo so bene io, conosco quattro lingue". A quel punto Marco non ci ha visto più, perché quell'annuncio, finto, era una mancanza di rispetto verso il padre, che fino all'ultimo dei suoi giorni ha cercato di assistere i pazienti, anche quando era in punto di morte. "Ho sentito qualcosa dentro che mi diceva di prendere la parola e rispondere. All’inizio mi hanno applaudito pensando fossi uno dei loro, ma li ho zittiti". Il ragazzo ha spiegato ai manifestanti che "se ci fosse stato prima un vaccino lui sarebbe ancora fra noi. Voi, senza vaccino, invece non sareste qui". Il discorso non ha commosso la folla che, anzi, ha risposto con cori, ululati e insulti. "Uno di loro mi ha detto che devo tacere perché non ho capito niente", ricorda sconsolato il ragazzo. Rientrato a casa, Marco ha poi raccontato gli ultimi istanti del padre: "Un giorno stavo facendo il caffè e preparai la tazzina anche per lui: un’abitudine. Mia madre mi consigliò di chiamarlo e dirglielo. Parlava a fatica, la nostra conversazione durò meno di un minuto. È l’ultimo ricordo che ho di lui, vivo".