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“Hanno aiutato Alessia Pifferi a fingere disturbi psichici”: indagate 7 persone, anche l’avvocata della 39enne

Sette persone sono indagate dalla Procura di Milano per a vario titolo e in concorso di falso, falsa testimonianza e favoreggiamento. Tra loro, anche l’avvocata di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, che avrebbe convinto la sua assistita a “simulare in carcere comportamenti e atteggiamenti” per sembrare “fuori di testa”.
A cura di Enrico Spaccini
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Alessia Pifferi con l'avvocata Alessia Pontenani
Alessia Pifferi con l'avvocata Alessia Pontenani
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La Procura di Milano ha chiuso le indagini a carico di sette persone legate al caso Alessia Pifferi, la 39enne condannata all'ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi nel luglio 2022. Gli indagati, tra cui anche psicologhe in servizio nel carcere milanese di San Vittore, sono accusati a vario titolo e in concorso di falso, falsa testimonianza e favoreggiamento. In particolare, secondo il pm Francesco De Tommasi che chiederà il rinvio a giudizio per i sette, l'avvocata Alessia Pontenani e il consulente da lei nominato nel processo a carico di Pifferi, avrebbero messo in un atto un "piano precostituito" per far credere al perito nominato dalla Corte d'Assise di Milano che la 39enne fosse "affetta da un ritardo mentale grave".

Le indagini sulla "gestione delle detenute" delle psicologhe

Le indagini, coordinate dal pm De Tommasi, erano iniziate a gennaio dell'anno scorso per esaminare la "gestione delle detenute" da parte di due psicologhe di San Vittore. L'ipotesi era di una presunta "manipolazione", anche attraverso un test falsificato, che sarebbe stata messa in atto per far ottenere a Pifferi una perizia psichiatrica nel processo.

Sotto la lente c'erano, in particolare, i punteggi del "test di Wais" che sarebbero stati "inseriti" prima e una relazione che sarebbe stata firmata da una persona non presente alle valutazioni ed effettuata da chi non ha firmato. Per gli inquirenti, ci potrebbero essere state variazioni nei documenti.

Il "piano precostruito"

Secondo l'accusa, l'avvocata Alessia Pontenani e il consulente da lei nominato, Marco Garbarini, avrebbero messo in atto un "piano precostruito" per aiutare la 39enne a far credere al perito nominato dalla Corte d'Assise di Milano che era "affetta da un ritardo mentale grave" e almeno "parzialmente incapace di intendere e volere". Pontenani, sostiene De Tommasi, avrebbe detto a Pifferi di "simulare in carcere comportamenti e atteggiamenti" per sembrare "fuori di testa", mentre Garbarini le avrebbe dato "indicazioni" per simulare "disturbi psichici" nel corso delle attività della perizia.

Durante il procedimento giudiziario, la Corte d'Assise di Milano aveva disposto una perizia psichiatrica su Pifferi, affidandola al dottor Elvezio Pirfo. Nonostante l'esperto avesse rilevato che potrebbero esserci stati "disturbi di tipo dissociativo/psicotico o della sfera affettiva", la 39enne è stata dichiarata capace di intendere e di volere. Dopo la sentenza di ergastolo, Pontenani ha presentato ricorso in appello e chiesto una seconda perizia psichiatrica.

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