“Ha ucciso il compagno sapendo di rendere orfani i figli”: la mantide di Parabiago e il finto incidente stradale
Ha architettato un finto incidente stradale per mettere le mani sull‘eredità del compagno, circa 3 milioni di euro tra soldi, attività commerciali, immobili. Adilma Pereira Carneiro, secondo le parole del gip di Busto Arsizio Anna Giorgetti, "ha deciso di uccidere Fabio Ravasio nella lucida consapevolezza di rendere orfani del padre i suoi due figli più piccoli", due gemelli di quasi 8 anni, "togliendo loro l'indispensabile figura paterna" e ha agito "con brutale efficienza" per mettere in atto un crimine “freddo, calcolato con crudeltà”.
È tutto scritto all'interno dell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti della donna e di altri cinque uomini, accusati del concorso nell'omicidio volontario pluriaggravato di Fabio Ravasio, investito e ucciso lo scorso 9 agosto a Parabiago da quella che sembrava essere un'auto pirata e che, invece, era guidata da due dei complici della 49enne: l'ex marito della donna Marcello Trifone e il figlio maggiore Igor Benedito.
"È una donna che mette al centro della sua esistenza il denaro", si legge ancora nel provvedimento cautelare la giudice. "Sembra emergere che Adilma Pereira Carneiro non sia mai paga, non sia soddisfatta dall'avere avuto intestata una proprietà immobiliare di certo rilievo", ovvero la villa con piscina di Parabiago per la quale aveva ricevuto un prestito da 500mila euro dai suoceri (mai restituito). E ancora una cascina da ristrutturare nel Milanese, una casa in Costa Azzurra, un appartamento a Vieste in Puglia ereditato dal primo marito (morto di infarto a 48 anni), tre vetture Mercedes e Bmw. Il tutto da disoccupata con 9 figli.
Parte di questo patrimonio, dopo la morte di Fabio Ravasio, sarebbe stato utilizzato dalla donna per ricompensare il gruppo di complici, tra autori materiali del delitto e "pali". "Se fate fuori il mio compagno vi regalo una casa a testa", avrebbe infatti promesso a due di loro, tra cui il fidanzato di una delle figlie e l'amante, titolare di un bar a Parabiago. A loro il compito di mascherare l'omicidio premeditato da tragica fatalità. Fino a oggi.