Gli ultimi giorni di vita di Oumar Dia, morto a 21 anni mentre era detenuto in carcere a Milano
La scorsa settimana il 21enne Oumar Dia, nato e cresciuto a Bergamo, è morto all'ospedale di Rozzano (Milano). Il ragazzo si trovava nel carcere Opera, sempre nell'hinterland milanese, quando per cause ancora da accertare è stato ricoverato in terapia intensiva. Ci sono diversi dubbi relativi al suo decesso. Prima di finire nell'istituto penitenziario di Opera, il giovane era detenuto a Bergamo. Non è chiaro perché sia stato trasferito da una struttura all'altra. Così come resta sconosciuto il motivo per il quale sia finito in ospedale. E proprio per questo, la famiglia chiede chiarimenti e pretende di sapere la verità.
La madre: "Era attaccato a un macchinario per respirare"
La madre, tramite Fanpage.it, ha ripercosso gli ultimi giorni di vita del 21enne. Il suo racconto parte da sabato 21 ottobre: "Sabato siamo andati in ospedale a Rozzano. Quando siamo entrati nella stanza dell'ospedale in cui era ricoverato, lo abbiamo trovato con un sondino per mangiare, le flebo e un altro macchinario per farlo respirare".
"Una volta usciti da lì, non abbiamo trovato un hotel dove trascorrere la notte. Allora siamo saliti e scesi dai tram fino all'alba così da evitare di vagare in strada. Siamo entrati in un bar dove siamo andati in bagno e abbiamo fatto colazione. Alle 10 siamo tornati all'ospedale dove ci hanno detto che saremmo potuti entrare nella stanza di Oumar a mezzogiorno. Siamo tornati a casa verso le 22. Ero stanchissima".
La madre di Oumar, con flebile voce, ricorda che proprio martedì le è stato comunicato che le condizioni di salute del figlio stavano peggiorando: "Siamo tornati in ospedale martedì. La dottoressa mi ha detto che era in coma irreversibile e che non sarebbe uscito dalla terapia intensiva. Le ho chiesto se quanto detto significava che sarebbe morto. Mi ha fatto un cenno di sì con la testa".
La morte di Oumar Dia
"Insieme a mio marito, siamo rimasti lì a recitare il Corano. Il papà gli ha detto: "Oumar rispondi". Io, invece, gli ho detto: "Oumar ti aspettiamo a casa, so che mi senti". Poi abbiamo continuato a pregare". Dopo quella giornata straziante, i genitori sono tornati in ospedale mercoledì 25 ottobre quando i medici hanno comunicato loro che la situazione era drastica: "Sono tornata nuovamente mercoledì in ospedale. Ci hanno detto che non c'era più speranza".
"Sono entrata nella sua stanza e ho pregato per lui. Gli ho detto: "Oumar sono contentissima di te, ma non ti lasciare andare adesso". Ho pregato ancora".
Giovedì è arrivata la terribile notizia: "Sentivo i rumori dei macchinari, ai quali era attaccato e pensavo che si stesse riprendendo. Poi è arrivata la dottoressa e mi ha detto: "Purtroppo è morto". Ho pianto tanto. Sono uscita dalla stanza e ho chiamato mio marito". I genitori non riescono a spiegarsi cosa possa essere successo, cosa possa aver causato la morte del figlio e perché nessuno gli abbia comunicato il motivo del ricovero.