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Omicidio di Giulia Tramontano

Gli interrogatori di Alessandro Impagnatiello: “Il piccolo Thiago era un ostacolo per lui”

Alessandro Impagnatiello ha confessato di aver ucciso la fidanzata Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, nella notte tra mercoledì 31 maggio e giovedì 1 giugno: per gli investigatori il barman di Senago è “un narcisista manipolatore”
A cura di Francesca Del Boca
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Narcisista, manipolatore. Un uomo risentito per aver perso il controllo sulle sue menzogne e soprattutto su due donne, la fidanzata ufficiale (incinta di sette mesi) e l'amante sul posto di lavoro, che invece si erano coalizzate contro di lui: come se non fossero persone ma giocattoli. Un giovane che sa sedurre, ma che in realtà disprezza profondamente il mondo femminile. Questo è il ritratto che chi indaga fa di Alessandro Impagnatiello, il barman di Senago che la sera di sabato 27 maggio ha ucciso a coltellate la compagna Giulia Tramontano.

Senza mai una parola d'affetto tardivo nei confronti della fidanzata assassinata, o verso il nascituro mai venuto alla luce. "Thiago era un grosso ostacolo alla sua libertà", dicono infatti gli investigatori che lo hanno interrogato per oltre due ore. "Sono libero", sarebbero state infatti le sue prime parole dopo l'omicidio, quando il barman si è presentato sotto casa della collega 23enne con cui da un anno aveva intrecciato una vera e propria relazione parallela.

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La confessione di Alessandro Impagnatiello

Impagnatiello, in questa occasione, riporta i fatti con estrema lucidità. "Incominciamo, dai", dice, a fianco del suo avvocato (oggi revocato per "questioni di fiducia"). Parte spedito, parla senza pause, non piange mai. Prende tempo solo quando le domande degli inquirenti chiedono dettagli sugli orari e interrompono il suo monologo. È seduto, le braccia conserte. Quando arriva alle parti più crude distende la schiena, ma il volto resta sempre impassibile. Come quando, la sera della confessione, sfila davanti a forze dell'ordine, giornalisti, curiosi che si sono assiepati davanti all'appartamento di via Novella: è avvolto da un pesante giaccone marrone, il cappellino calato sugli occhi. Fermi, senza un'esitazione.

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"Ho ucciso perché stressato"

"Ho ucciso senza un reale motivo", ha detto il barman 30enne durante la sua deposizione. "Ero stressato da quella situazione. Non solo per la gestione delle due ragazze, ma anche per il fatto che altri ne fossero venuti a conoscenza, per esempio sul luogo di lavoro".

Ora si trova nel carcere di San Vittore a Milano, con l'accusa di omicidio volontario aggravato, procurato aborto e occultamento di cadavere. Esclusi dal gip invece la crudeltà e soprattutto la premeditazione, nonostante l'accusa della Procura: "Impagnatiello ha studiato come uccidere Giulia Tramontano". Accusa supportata da numerose ricerche sul web, sia prima che dopo l'omicidio della compagna: "Significative sono quelle effettuate sabato 27 maggio, poco prima che Giulia tornasse a casa a seguito dell'incontro: ricerche come Ceramica bruciata vasca da bagno, o addirittura Alberto Stasi Bollate".

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