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Gli espropriano parti di casa per ben 18 volte per costruire varie autostrade: “Un incubo che non finisce”

Una famiglia di agricoltori brianzoli si è vista espropriare parti di terra per 18 volte per costruire varie autostrade lombarde. La loro cascina, che apparteneva al principe Trivulzio, si è ridotta di 20mila campi: “È un incubo che non smette di ripetersi”, hanno raccontato.
A cura di Sara Tirrito
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Immagine di repertorio
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Una famiglia di agricoltori di Omate, nei pressi di Agrate Brianza, ha subito 18 espropri dal 1955 a oggi per interventi nelle autostrade "A4, Teem, pedemontana". L'appezzamento di terra era stato comprato negli anni '50 dal nonno degli attuali proprietari, la famiglia Sala, con l'idea di stabilirci figli e nipoti. Ora dell'antica cascina, che era appartenuta al principe Trivulzio, non restano che brandelli. "Ci vivevamo in 200 – spiegano i componenti della famiglia Sala a Il Giorno – man mano le corsie dove far correre il traffico ci hanno tolto tutto".

La cascina e gli espropri subiti

Risalente al 1750, la cascina era di proprietà del principe Trivulzio che l'aveva affittata al nonno di Ilenia Sala, attualmente a capo della gestione. Nel tempo, una serie di interventi relativi all'autostrada hanno costretto i proprietari a cedere parti di terra.

La prima volta nel 1955 "per il raddoppio della Milano-Bergamo, poi la terza corsia negli anni '80, nel 2005 la quarta". La famiglia Sala racconta di aver contribuito alla nuova tangenziale est esterna di Milano nel 2017 e di essere stata poi coinvolta nella greenway, l'autostrada Dbreve della Pedemontana.

Sommando gli espropri che si sono susseguiti negli anni, oggi la famiglia racconta di aver ceduto 20mila metri di campi e l'abitazione. "Ditemi se questo non è un calvario", spiega.

La reazione della famiglia e la scelta di restare

Per ogni espropriazione la famiglia ha ricevuto un compenso, ma il valore dell'appezzamento non è mai stato sufficiente a colmare il disagio e la delusione. "Non è questione di essere ambientalisti – spiega Sala – ma di buon senso. In gioco c'è la qualità della vita di un intero territorio che non dice no a un tracciato per partito preso, ma perché è inutile e finirà solo per peggiorare il futuro di tante comunità".

Nonostante le proteste, negli anni gli espropri sono continuati ma la famiglia non si è trasferita: "Qualcuno potrebbe chiederci perché siamo rimasti, ma la risposta è facile: lì c'erano le nostre radici e l'azienda agricola cancellata con la cascina". Per la famiglia Sala, è un copione già scritto che non smette di ripetersi. "La nostra famiglia è vittima delle autostrade lombarde – dice – Per noi è un incubo che non smette mai".

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