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“Gli assassini danno segnali prima di uccidere, non esistono raptus”: la pm che combatte i femminicidi

“Una persona non commette fatti terribile da un momento all’altro. Non esiste il raptus: sono persone intrinsecamente malvagie”: a Fanpage.it ha parlato la procuratrice aggiunta Maria Letizia Mannella, che coordina le indagini sui casi di femminicidi a Milano.
A cura di Giorgia Venturini
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Giulia Cecchettin e Giulia Tramontano sono tra le giovani donne che quest'anno sono state accoltellate a morte dai loro compagni o ex compagni. Giulia Cecchettin si doveva laureare dopo poche ore, Giulia Tramontano dopo due mesi avrebbe dato alla luce suo figlio. Per entrambe l'Italia ha sperata di vederle tronare a casa vive. Non è stato così. Ma perché continuano a ripetersi questi casi di violenza? A Fanpage.it ha parlato la procuratrice aggiunta Maria Letizia Mannella, è lei a coordinare a Milano le indagini sui casi di femminicidi, violenze sessuale e maltrattamenti.

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Come nel caso di Giulia Tramontano, si è sperato in un primo momento che potesse essere un allontanamento volontario e che a breve Giulia Cecchettin e Filippo Turetta sarebbero tornati a casa. Lei che si occupa di questi casi da anni, ha mai creduto a queste prime ipotesi di allontanamenti volontari? 

Purtroppo quando si verificano queste sparizioni e allontanamenti e c'è una forte tensione con il partner ovviamente le indagini, quanto meno a scopo esplorativo, si concentrano anche su la possibilità che la donna sia stata vittima di violenza. Per qualunque persona scomparsa si vanno a verificare i comportamenti delle persone a lei più vicine, si vanno a ricostruire le ultime attività della persona scomparsa e le ultime persone che ha visto.

Chi uccide le compagne sembra essere sempre più giovani. Che cosa sta succedendo? 

A me arrivano tutte le denunce su casi di violenza sulle donne di Milano e dintorni e a commettere questi reati non sono solo giovani. Vero è che si è abbassata in linea generale l'età in cui si commettono i reati di violenza e di maltrattamento. Solo qualche anno fa a commetterli erano soprattutto persone dai 30 anni in su ora assistiamo a fatti di maltrattamento anche da persone più giovani.

Perché secondo lei? 

Per me è espressione di un malessere esistenziale di questi ragazzi: non avendo una "struttura psicologica", agiscono e interagiscono con violenza contro le persone a loro care. Questo perché, a mio avviso, non è stato loro insegnato a qualunque livello sociale a gestire la propria rabbia e i propri impulsi. Non lo ha insegnato la scuola e non lo hanno insegnato i genitori, non hanno avuto delle figure di riferimento e di educatori. Manca la figura dell'autorità.

E quindi, non essendo stati educati, ritengono di poter usare la loro violenza in qualunque contesto e con qualunque modalità. Un aiuto sicuramente in male sono stati i videogiochi, la pornografia dilagante e la pedopornografia che è un reato gravissimo.

Non dimentichiamo che certi reati sono espressione di una malvagità personale.

Come possono accorgersene le famiglie? Cosa possono fare i genitori per impedire che il figlio diventi autore di violenza sulle donna? 

Le famiglia possono riconoscere nel figlio situazioni di disagio e devono aiutarlo a superarle.

Secondo lei, quindi, un disagio si manifesta sempre prima che un ragazzo commetta un reato?

Certamente. Non è che una persona commetta dei fatti terribile da un momento all'altro. Magari sono persone, parlando in generale, che fanno uso di droga o abusano di alcol. Si mettono in situazioni prive di freni inibitori.

Questo vuol dire che il ragazzo si sta avviando verso una vita pericolosa e che ha bisogno di aiuto. Spesso poi si manifestano episodi di aggressione anche in famiglia. E questi potrebbero voler dire che la persona è malata, quindi necessita dell'intervento di medici competenti, oppure che ha un atteggiamento comportamentale che va gestito con un'attività di educazione.

Non esiste il raptus: sono persone intrinsecamente malvagie, che trovano soddisfazioni nell'usare la violenza verso una persona più fragile. Le persone violente non si scagliano infatti contro uomini o donne fisicamente più forti. Le persone violente sono anche molto vigliacche.

Come evitare che i ragazzi e le ragazze prendano strade sbagliate?

Il male ci sarà sempre, ma è necessario cominciare da subito, da quando sono piccoli. Bisogna dare ai giovani uno scopo nella vita. Bisogna far capire loro che ci sono anche gli altri. La scuola serve a loro per capire che hanno un dovere sociale nei confronti degli altri.

Il ministro Valditara ha proposto l'iniziativa nelle scuole "Educare alle relazioni": un'ora a settimane per tre mesi. Possono essere utili queste ore? Sono poche? 

Sicuramente in una versione di sintesi sono utili, ma quello che è veramente importante è recuperare il valore della scuola. I grandi personaggi della storia italiana, europea e mondiale hanno predicato e insegnato valori importantissimi. Se già noi meditassimo sulle loro parole, già avremmo un'educazione eccezionale. La scuola non deve essere solo un pezzo di carta rilasciato alla fine, la scuola è un percorso che ci insegna a diventare uomo e donna.

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