Gli alunni di un liceo di Monza con la gonna contro gli stereotipi: “Speriamo diventi una tradizione”
Nel liceo classico Zucchi di Monza è tornata l'iniziativa "Zucchigonna": anche i ragazzi vestono con la gonna per manifestare il loro dissenso a quella che loro stessi hanno definito "mascolinità tossica". Contro la sessualizzazione del corpo femminile, ma anche contro tutti gli stereotipi di genere, riprendendo eventi simili organizzati in Paesi esteri. Federico Contini rappresentante del Liceo Zucchi, ai microfoni di Fanpage ha precisato: "È un’iniziativa secondo me da sposare perché va in qualche modo a creare un ambiente più tranquillo, più disteso e più inclusivo". Gli fa eco la sua collega Carlotta Perego, anche lei rappresentante dell'istituto monzese: "Non è rivolta solo alle ragazze ma mira anche a combattere la mascolinità tossica, quindi tutti quegli stereotipi, quei canoni che la società impone anche agli uomini di non sentirsi fragili, di non mostrarsi fragili".
Gli studenti: Speriamo che possa diventare una tradizione per sensibilizzare sul tema
È un’iniziativa quindi che coinvolge tutti allo stesso modo, a prescindere dal genere. I ragazzi intervistati fuori dall'istituto hanno anche aggiunto una loro speranza: che questa possa diventare un’iniziativa tipica, una sorta di tradizione, della scuola. "Alcuni pensano sia per l’identità di genere, altri pensano per la mascolinità tossica, insomma ognuno l’ha vista in modo diverso – ha detto un ragazzo che ha partecipato all’iniziativa anche l’anno scorso – Penso sia bello che la nostra scuola possa essere magari un esempio per altre scuole per iniziative di questo tipo che sensibilizzano su temi che secondo me sono importanti". "Io personalmente penso che sia un gesto forte, un gesto importante perché dice tanto sulle esigenze che gli studenti hanno all’interno della scuola, su ciò che chiedono i giovani, alla società in cui si trovano per cui chiedono potersi esprimere al 100 per cento e di essere liberi dal giudizio della società che spesso ci costringe in caselle, in numeri e canoni che magari a qualcuno possono stare stretti" ha concluso Carlotta Perego.