Giulio Tremonti (FdI): “In Europa c’è l’idea che il mercato è Dio e i popoli sono sudditi”
Già Ministro dell'Economia nel governo Berlusconi, Giulio Tremonti è ora candidato di Fratelli d'Italia in Lombardia alle elezioni politiche. E di sicuro, visti i suoi trascorsi (non si riconosce però nell'appellativo di economista) lo aspetta un ruolo di rilievo nell'eventuale governo di centrodestra. "La prima sfida – rivela a Fanpage.it – non è economica, è politica e mentale. Bisogna capire il casino che è arrivato e capire chi l'ha creato".
La crisi energetica attualmente è la prima preoccupazione degli italiani. Come risolverla?
L'energia, quindi il metano, il gas, il pieno di benzina sono cose in cui si vedono i prezzi che salgono. Ma, in realtà, si vedono salire dappertutto. Vediamo salire il prezzo del carrello della spesa, il costo della vita in genere. E questo non avviene soltanto in Italia, non soltanto in Europa: succede anche in America.
Quindi non c'è la guerra dietro questi aumenti. Sicuramente la guerra ha creato un casino, ma il problema è più profondo ed è la speculazione. E dietro la speculazione c'è la creazione di una enorme massa di ricchezza creata dal nulla, senza una base nella realtà, nella vita, nel lavoro, nei prodotti. È una ricchezza totalmente artificiale.
Da chi viene perpetuata questa speculazione?
Dalla grande crisi del 2008 – e io ho come l'impressione di ricordarla – si è usciti, si fa per dire, con tante politiche secondo me sbagliate. Quella più sbagliata, e quella che però per oltre dieci anni ha funzionato, è stata creare dal nulla la ricchezza, la moneta.
Prima i conti si facevano in billion, adesso si fanno in trillion. Già, il billion sembrano i "fantastiliardi" di Paperone, i trilion sono un numero che non esiste. Ma questa massa di ricchezza inventata è l'habitat per la speculazione.
Dietro la speculazione c'è in Europa, per esempio, l'idea che il mercato è Dio, mentre gli Stati e i popoli non contano un tubo, sono sudditi. La mano libera alla speculazione ci porta a quello che vediamo, che è l'inflazione, ossia la tassa sui poveri.
Quali sono le principali sfide che l'Italia dovrà affrontare?
La prima sfida non è economica, è politica e mentale. Bisogna capire il casino che è arrivato e capire chi l'ha creato. Perché, come diceva Einstein, "se c'è una crisi non affidi la cura o la soluzione a chi la crisi l'ha causata". I globalisti hanno fatto tutto questo e adesso farebbero il piacere di andare a casa coi loro amici speculatori e finanzieri.
Prima di tutto bisogna capire e poi, secondo me, aiutare chi ha bisogno per rilanciare lo sviluppo. E per farlo ci vogliono meno regole. Un esempio: il governo Draghi, il cosiddetto "Governo dei migliori" in 17 mesi ha fatto decreti, solo decreti, per due chilometri e 600 metri lineari, ossia la superficie di 25 campi da calcio. Ma voi pensate che sia diritto o è rovescio?
La verità è che non ci si capisce niente. Se prendessimo uno di quei decreti e chiedessimo a uno del Governo o a uno che ha fatto quel decreto di spiegartelo non ne sarebbe capace. E pensate che possa essere capace un artigiano?
Ritiene che i progetti presentati per il Pnrr siano efficaci?
Innanzitutto il Pnrr è finanziato con gli Eurobond, che sono un'idea italiana del 2003. Alla fine li hanno realizzati ed è giusto così. Il piano è molto complicato ed è fatto in un'epoca diversa da quella che attuale: non c'era l'inflazione, per esempio, oppure l'idea del mondo dell'energia è diversa dai bisogni che ci sono adesso. Però è stato firmato e va rispettato.
Cosa non funziona del sistema fiscale italiano?
È troppo complicato, oggettivamente, è troppo complicato. E i cittadini non sono in grado di capire quanto pagano, dove e come, tra imposizioni e deduzioni. Va molto semplificato.
Quindi è un discorso di qualità, non di quantità?
Se si vuole, si possono migliorare entrambi gli aspetti. Ma se tu non capisci un tubo non è un problema né di quantità né di qualità. È che non capisci un tubo.
Quali sono le misure urgenti per incentivare il lavoro?
Ai miei tempi, la legge che ha il mio nome detassava chi investiva e chi assumeva. Quindi era, di fatto, una spinta per l'economia e dentro l'economia per il lavoro. Io la rifarei subito.
Qual è la sua opinione sul reddito di cittadinanza?
Innanzitutto il nome è sbagliato, perché se sei cittadino, se hai bisogno devi avere soldi. Io sono convinto che però nel momento che c'è adesso bisogna essere molto prudenti a pensare di toglierlo.
E sulla flat tax?
In prospettiva è giusto che tu abbia un incentivo. Più lavori, più guadagni e quindi hai un incentivo con lo sgravio fiscale a lavorare di più. Con moderazione mi sembra la cosa giusta.
E il salario minimo?
Credo che sia una delle conquiste della civiltà.