Giulia Tramontano ha provato a difendersi durante l’accoltellamento: le ferite sulle braccia lo dimostrano
Tra poco si chiuderanno le indagini sul caso di Giulia Tramontano, la ragazza incinta al settimo mese uccisa con 37 coltellate dal suo compagno Alessandro Impagnatiello. La procuratrice aggiunta Maria Letizia Mannella, la sostituta procuratrice Alessia Menegazzo e i carabinieri stanno procedendo con gli ultimi accertamenti: al centro della loro attenzione restano le ricerche che Impagnatiello ha fatto su internet già in inverno su come uccidere la compagna facendole ingerire il veleno per topi.
E così ha fatto: per mesi l'indagato ha somministrato alla sua compagna dosi di veleno e ammoniaca, non arrivando mai ad ucciderla. Così hanno rivelato gli esami sul corpo della ragazza eseguiti dai medici legali. Giulia infatti più volte si sentiva "drogata" – come aveva scritto a un'amica – ma mai era arrivata a pensare che a somministrarle quelle sostanze fosse stato il compagno. Alla madre in un altro messaggio aveva scritto di aver comprato dell'acqua che sapeva di ammoniaca.
Impagniatello ordinava via web ammoniaca, topicida e cloroformio con un altro nome, "Andrea Valdi". Un nome inventato? Il nome preso in "prestito" da un amico? Non si sa.
La Procura difende l'aggravante della premeditazione
Gli ultimi accertamenti su pc e cellulare di Impagnatiello dimostrano che l'indagato stava già pensando di uccidere la compagna. O almeno è quanto sostiene la Procura che fin dall'inizio delle indagini aveva sostenuto la premeditazione.
La premeditazione invece non era stata riconosciuta subito dal giudice per le indagini poco prima e poco dopo l'omicidio. Per il giudice le ricerche erano avvenute in tempi troppo ravvicinati al delitto per poter sostenere la premeditazione.
I tentativi fatti già a febbraio di avvelenare Giulia potrebbero ora cancellare qualsiasi dubbio sulla volontà di Impagnatiello di uccidere la compagna: in aula l'interrogato – interrogato al momento solo una volta poco dopo il suo arresto – potrà difendersi e chiarire tutte queste sue ricerche su internet.
Giulia ha provato a difendersi
L'autopsia ha confermato che Giulia Tramontano è morta a causa delle 37 ferite inferte dal compagno. I medici legali hanno confermato che la ragazza che non è stata stordita prima di essere uccisa a coltellate: non era morta e non sarebbe stata stordita prima di essere stata uccisa a coltellate.
Giulia ha riportato ferite anche sulle braccia: si tratterebbe di ferite superficiali che potrebbero dimostrare secondo gli inquirenti che Giulia avrebbe provato a difendersi durante l'aggressione. Secondo l'autopsia poi la ragazza è morta dissanguata, infine Impaggniatello ha provato a dare fuoco al corpo per due volte: una volta nella vasca da bagno e una volta in garage. Senza mai riuscirci.
Il piano di Impagnatiello per fuggire al carcere
Il piano di Impagnatiello era quello prima di far credere ai carabinieri che Giulia si fosse allontanata di sua spontanea volontà e poi di convincere anche gli inquirenti che la compagna si fosse suicidata. Pensava così di evitare le manette, ma gli inquirenti non hanno mai creduto neanche alla denuncia di scomparsa fatta da Impagnatiello.
Una volta iscritto il nome del ragazzo sul registro degli indagati sono scattate le perquisizioni in casa della coppia a Senago: qui il luminol utilizzato dai carabinieri ha svelato molte tracce di sangue. Non sono servite a Impagnatiello le ore passate a tentare di pulire la scena del crimine. Appena ha messo piede in caserma l'uomo ha confessato e ha indicato il luogo in cui aveva nascosto il cadavere, ovvero a meno di un chilometro da casa. Il cadavere era avvolto nei sacchi dei rifiuti. Ora non resta che attendere la chiusura delle indagini e l'avvio del processo.